Menu Chiudi

MANFREDONIA/ ECCO L’OSPEDALE DELLE TARTARUGHE SONO SEI LE “PAZIENTI” RICOVERATE

E’ noto che le tarta­rughe di mare della specie “Caretta caretta” depongano le uova in un nido scavato nella sabbia. Tra le mete preferite si segnalano quelle degli arenili del litorale garganico. An­che le tartarughe scelgono le spiagge del Gar­gano. Scavano a qualche metro di distanza dalla riva del mare da dove emergono, buche profonde una ventina di centimetri nelle qua­li depongono le uova grandi come una pallina da ping pong: ben oltre un centinaio, anche duecento.

La loro esistenza affidata e governata dai ritmi e modalità naturali. La scienza non ha scoperto i criteri con i quali le tartarughe scelgono il luogo di deposizione. Si sa che la deposizione avviene nei mesi estivi quando il sole riscalda la sabbia. La natura ha prov­veduto ad assicurare che l’iter verso la vita di quelle uova proceda autonomamente fino al­la loro schiusa che avviene, favorite dal te­pore della sabbia estiva, in un tempo va­riabile tra i 45 e i 60 giorni fino anche i 90 giorni. Ma a volte sopravvengono cause ed evenienze che possono compromettere la sopravvivenza di quel rifugio di vita. Come è capitato ad un nido deposto sulla spiaggia di San Menaio del Gargano, nei pressi del Cir­colo navale, e salvato grazie all’intervento del Centro recupero tartarughe marine sito all’Oasi Lago Salso di Manfredonia. «Siamo stati avvertiti – racconta Giovanni Furi, re­sponsabile del Centro – da alcune persone del luogo della presenza di un nido di uova di tartarughe in una posizione alquanto pre­caria per la presenza di un corso d’acqua sotterraneo. Era evidente – annota Furi – che la deposizione delle uova era molto recente per cui non è stato opportuno rimuoverle. Lo abbiamo fatto alcuni giorni dopo allorquando abbiamo traslocato le uova un po’ più a nord, in località Lido del Sole».

Un intervento provvidenziale che ha con­sentito a quel nido di compiere la magia di dare vita ad una nidiata di tartarughine. «Le uova – spiega Furi – si aprono tutte insieme e i piccoli gua­dagnano la superficie dopo due tre giorni. Tutti insieme e tutti insieme si affrettano raggiungere la riva e dunque il mare».

Uno spettacolo riservato a pochi in quanto avviene di notte. Tutte le ope­razioni, dalla deposizione delle uova fino alla loro schiusa, avvengono al buio della notte. Una forma di au­todifesa. Di quella frotta di tartarughine se ne salveranno ben poche: circa l’ottanta per cento finiscono in­fatti facile bottino di predatori. «An­che quando riescono a diventare adulte – osserva Furi – la loro esi­stenza non è facile: in agguato sono una mi­riade di pericoli che mettono a repentaglio la loro sopravvivenza. Al Centro di recupero di Lago Salso ne arrivano in continuazione in gran parte finite nelle reti dei pescatori. Tra le più frequenti affezioni quelle respiratorie, occlusione dell’apparato digerente da mate­riali di plastica, lesioni traumatiche, infe­zioni virali. Attualmente nelle vasche del Centro ce ne sono sei in cura: dopo un periodo di monitoraggio le rimetteremo in mare».

Michele Apollonio