Menu Chiudi

8 NOVEMBRE/ LE STATUETTE DI CRETA

Cipriano Algor entrò nella fornace e prese dagli scaffali le statuette difetto­se che aveva radunato lì. Le riunì alle loro sorelle ben fatte e sane: con la pioggia si trasformeranno infango, e poi in polvere quando il sole le asciu­gherà. Ma questo è il destino di ognuno di noi.

JOSÉ SARAMAGO

È, questa, la scena amara che suggella il romanzo La caverna (Einau­di 2000) dello scrittore portoghese José Saramago, Nobel per la lette­ratura nel 1998. Siamo davanti a una gelida eppur veemente parabola della sua concezione della vita umana. Il protagonista prende le sta­tuette difettose e quelle perfette elaborate con la creta e le espone alla pioggia così che si sciolgano e si dissolvano in fango e polvere. Questo sarà pure il destino di donne e uomini sani e malati, intelligenti e stu­pidi: «polvere tu sei e in polvere tornerai» ammoniva già la Genesi.

Abbiamo voluto evocare questo passo aspro mentre fluiscono i giorni del mese tradizionalmente dedicato alla memoria dei defunti. Tante persone concepiscono così l’approdo ultimo dell’esistenza: dissoluzione nel baratro del nulla, come dal nulla siamo venuti. Non c’è nessuna mano di Dio a plasmarci all’inizio e nessuna mano a rac­coglierci alla fine. È necessario avere rispetto anche di costoro, se è vero che nella stessa Bibbia si giunge con fatica e lentezza alla rivela­zione di un oltrevita. C’è la ragione che cerca di intuire ciò che sta al di là di quella soglia estrema (pensiamo a Platone e alla sua dottrina sulTimmortalità dell’anima). Ma è soprattutto per il credente la pa­rola divina ad alzare il velo e a mostrare «il sentiero della vita, la gioia piena alla presenza del Signore, la dolcezza senza fine alla sua destra» (Salmo 16,11). Sarà lui, in quel momento, ad allargare le brac­cia per riaccogliere la creatura che egli aveva plasmato e amato.

Gianfranco Ravasi