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Manfredonia/ Centro trattamento dei rifiuti nelle ex aree Enichem a Macchia. Decisione del comune di Monte S. Angelo, insorgono gli ambientalisti.

«Tra gli altri lavori previsti a Macchia anche la realizzazione del 1° Centro comunale di raccolta rifiuti, rimpianto di trattamento e recupero del­la plastica, il piano delle coste ed è in­serita nelle Zone economiche speciali». È la dichiarazione resa alla stampa dal sin­daco di Monte Sant’Angelo, Pierpaolo D’Arienzo, annunciando investimenti nella piana di Macchia per oltre quindici milioni di euro. Sono dunque caduti i veli sull’impian­to di trattamento rifiuti da realizzare in aree del dismesso stabilimento Enichem attiguo all’abitato di Manfredonia, che aveva fatto sussultare la popolazione di Manfredonia e formalizzare le proteste delle associazioni ambientaliste che ve­dono in quella iniziativa la reiterazione di un pericolo di aggressione ambientale con tutte le conseguenze sulla salute della popolazione di Manfredonia che si trova a qualche centinaio di metri dalla località

ove si intende far sorgere quell’impianto, ma anche sugli stessi abitanti di Macchia con ripercussioni negative anche sulle colture della piana. Un progetto nel quale sono implicati la Regione Puglia che ha stanziato undici milioni di euro, Eni Rewind che avrebbe messo a disposizione le aree sulle quali sono stati avanzati dubbi sulla loro bonifica, tenuto accuratamen­te occultato in seno alla giunta di Monte che pare abbia saltato l’esame e la va­lutazione del consiglio comunale e sul quale sono state date notizie “rassicu­ranti” mentre in realtà si stava andando avanti nell’impresa. Non è trapelato nulla neanche a se­guito di formali richieste di chiarimenti da parte delle associazioni ambientaliste di Manfredonia tanto che c’è stato uno scambio di comunicati al vetriolo. For­temente stigmatizzato il mutismo dei due rappresentanti manfredoniani in Regio­ne (Campo del Pd e Gatta di Forza Italia), in particolare Paolo Campo presidente della commissione all’uso del suolo, che non hanno neanche risposto a ben due lettere aperte a loro indirizzate. Come senza risposta sono rimaste gli interro­gativi posti in particolare da “Manfre­donia Nuova” che si è tra l’altro chiesta «come è stato possibile che una materia così delicata, che ha a che fare con l’im­patto sulla salute e l’ambiente, sia stata decisa con una semplice deliberazione di Giunta, senza sentire il dovere di discu­terne prima con i rappresentanti e gli abitanti di Macchia e di Manfredonia, come impone anche la Convenzione di AARHUS sulla giustizia ambientale» e quindi «perché questo sindaco non spie­ga come mai non abbia pensato di ri­ciclare i rifiuti della sua città nella pro­pria periferia invece di portarcela in casa nostra approfittando del fatto che il suo territorio lambisce l’abitato di Manfre­donia». È pertanto suonata come una beffa la di­chiarazione del sinda­co D’Arienzo interve­nuto a Manfredonia nel convegno sul porto, il quale ha affermato che «mai si sarebbero fatti progetti che andassero contro la salute che va anteposta ad ogni altro interesse economico.

Un classico tra il “dire” e il “fare”. Ad ogni buon conto temendo gli effetti deleteri di quel tipo di impianto, il disinvolto sindaco D’Arienzo è corso ai ripari deliberando di collocare nella piaz­za centrale di Macchia, una statua del protettore degli ammalati San Camillo. Una cosa è certa: la questione non finisce qui.

Michele Apollonio

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