Il calo dei tumori sembra legato alla riduzione dell’attività di screening. Anche gli infarti vengono scoperti dopo giorni. La regione mette in campo 31milioni. Il Tribunale dei diritti del malato: “in tantissimi ci stanno chiamando perché devono rivolgersi ai privati o perfino rinunciare”.
Pazienti che continuano a presentarsi in ospedale con infarti vecchi di tre giorni, complicanze che non si vedevano da vent’anni nelle sale operatorie – vale a dire da prima dell’istituzione del 118 – screening improvvisamente crollati e conseguente sospetta riduzione di diagnosi tumorali, pericoloso calo delle vaccinazioni ordinarie fra gli adolescenti. E poi il timore di tanti pazienti di affacciarsi in ospedale per curarsi o fare qualsiasi tipo di prevenzione. Eccoli qui i danni collaterali del Covid. Sono quelli provocati dall’esplosione della pandemia sul sistema sanitario anche in termini di rallentamento della prevenzione cardiologica e oncologica e di tutta l’attività ordinaria, con conseguente esplosione delle liste d’attesa. A lanciare l’allarme è Stefania Palmisano del Tribunale dei diritti del malato: «I cittadini continuano a contattarci numerosi perché attendono mesi per accedere a visite e prestazioni. Molto spesso sono costretti a rivolgersi al privato e all’intramoenia. In alcuni casi rinunciano alle cure».
GLI INFARTI IN RITARDO
Gli effetti collaterali della bomba Covid sono evidenti nella cardiologia. In un anno normale si effettuano in Puglia circa 5mila interventi per infarto del miocardio. La stima è che nell’intero 2020 fra prima e seconda ondata di Covid si sia scesi a 3.500 – 4mila interventi. La conferma arriva da Pasquale Caldarola, direttore dell’unità operativa di Cardiologia dell’ospedale San Paolo e direttore del dipartimento di cardiologia di tutta l’Asl barese: «I motivi possono essere legati al fatto che il paziente ha timore di andare in ospedale e spesso sottovaluta i sintomi da cui è affetto. Le conseguenze sono disastrose, visto che in ambito nazionale si parla di una triplicazione della mortalità. Qui in Puglia avevamo portato la mortalità per infarto al 3-4 per cento: i dati recenti a livello nazionale si aggirano attorno al 10 per cento. Inoltre stiamo vedendo infarti complicati, con rotture di parti del cuore e con quadri di shock/ cardiogeno. Situazioni che si vedevano soltanto prima della attivazione del 118 e della rete Stemi. A tutto questo si aggiunge la riduzione delle attività ambulatoriali. Pazienti con una cardiopatia ischemica o con scompenso cardiaco cronico vanno così incontro a rischi di recidive e in alcuni casi anche di un aumento della mortalità».
IL CALO SOSPETTO DEI TUMORI
Scenario più articolato si riscontra nelle patologie oncologiche. A illustrare la difficile situazione attuale è Giammarco Surico, coordinatore della rete oncologica regionale: «Durante tutto il periodo pandemico l’attività oncologica, almeno in termini di chemioterapia e radioterapia, non ha subito flessioni importanti. Purtroppo si registra una diminuzione delle attività di screening per mammella, colon e cervice uterina», i dati in questo senso sono impressionanti. Di norma si registrano in Puglia 22mila nuove diagnosi di tumore all’anno: nel 2020 se ne sono contate 17mila. «Rispetto al 2019, lo scorso anno sono state registrate 2mila diagnosi in meno di tumore alla mammella, 1.700 diagnosi in meno per la cervice uterina e circa 900 diagnosi in meno per il colon. Il dato grave è che prima o poi questi pazienti entreranno negli ospedali con la malattia ormai in stadio avanzato. Dobbiamo ripartire con le indagini di screening almeno per le tre patologie fondamentali”.
I VACCINI AI RAGAZZI
I danni collaterali della pandemia si vedono anche nel rallentamento delle vaccinazioni. È quello che conferma Michele Conversano, direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Asl di Taranto e a capo della task force regionale sulla vaccinazione anti-Covid: «In questo momento in tutta la Puglia c’è una riduzione del 30 per cento delle vaccinazioni in età adolescenziale rispetto alle campagne vaccinali degli anni scorsi. Parliamo di papilloma virus, meningococco e richiamo di difterite, tetano e pertosse. C’è assoluto bisogno di riprendere con vigore la campagna vaccinale sui ragazzi che ha subito rallentamenti anche a causa della necessità di tenere le scuole chiuse e effettuare la didattica a distanza».
AUMENTANO LE LISTE D’ATTESA
Tuttavia il Covid ha costretto anche, a partire da novembre scorso, alla sospensione quasi totale dell’attività elettiva, vale a dire di tutte quelle prestazioni sanitarie (visite, esami, interventi) programmate e rinviabili. Un modo per concentrare gran parte delle forze sanitarie pugliesi nella gestione della pandemia, che però ha causato un aumento importante delle liste d’attesa. Un problema diffuso in maniera più o meno simile in tutte le province pugliesi. Valgono soltanto a titolo di esempio gli ultimi dati provenienti dal Policlinico. Molto lunghi i tempi per visite e esami con codice P (programmato): per una mammografia (prima visita) servono 536 giorni, per una elettromiografia bisogna aspettare 350 giorni, per un ecg da sforzo 140 giorni. Duecento giorni è l’attesa per una risonanza magnetica alla colonna, 179 giorni per una colonscopia, 306 giorni per un ecocolordoppler cardiaco, 215 giorni per una risonanza magnetica all’addome, 173 giorni per potere accedere a una visita cardiologica.
IL PIANO DELLA REGIONE
Dati ben noti alla Regione, che ora vuole riprendere in mano il problema delle liste d’attesa provando a liberare i principali ospedali almeno da parte della gestione Covid (come si vuole fare con il Policlinico attraverso l’attivazione del Covid hospital in Fiera del Levante). Alla base di questa intenzione c’è il Piano operativo regionale per il recupero delle liste d’attesa. Un piano dotato di 31 milioni 666mila euro da assegnare soltanto alle strutture ospedaliere pubbliche. Di questi, 9,8 milioni di euro vanno agli ospedali di Bari. A Lecce 6,2 milioni, a Foggia 4,9, a Taranto 4,5 milioni, a Brindisi e alla Bat 3 milioni ciascuno. «Le risorse — avverte la Regione nella circolare diffusa alle Asl – dovranno essere assegnate, dando priorità alle prestazioni di ricovero di particolare complessità, riconducibili a chirurgia generale, oncologia, cardiologia, neurochirurgia, cardiochirurgia, chirurgia ortopedica e chirurgia vascolare». Entro il 31 marzo sarà effettuata una prima verifica dell’attuazione del piano e entro fine giugno sarà monitorata la spesa delle varie Asl. I direttori generali dovranno darsi da fare perché l’attuazione del piano rientra negli elementi di valutazione del loro operato.
LA CGIL: “MANCA PERSONALE”
«Questo piano è una grande opportunità per la Puglia», commentano dal Tribunale dei diritti del malato. Di diverso avviso però la Cgil: «Ancora una volta si punta sulle prestazioni aggiuntive e sul reclutamento di personale precario senza nemmeno accennare a una eventuale stabilizzazione. Lo stesso ospedale in Fiera prevede il ricorso alle prestazioni aggiuntive della personale del Policlinico. Dobbiamo evidenziare una certa improvvisazione nell’organizzazione delle attività. Ci saremmo aspettati anche una programmazione a medio e lungo termine dell’assistenza ospedaliera e, soprattutto, di quella territoriale, costante grande assente». Mazzarella rimarca anche la carenza di personale: «In Puglia sono stati assunti 2.691 fra medici e infermieri con tutte le forme di contratto. Mancano all’appello 4.429 unità per soddisfare i fabbisogni comunicati dalle Asl, una enormità».
Antonello Cassano
repubblicabari