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VIESTE/ GAETANO MANFREDI/……HO LETTO CON CURIOSITÀ IL LIBRO “A UN METRO DI DISTANZA” DI KEVIN VESCERA….

…un giovane scrittore di Vieste con la passione per il cinema. Il libro narra del tempo della quarantena in una Milano dove la prospettiva improvvisamente cambia da una ” Milano da bere” in una città costretta all’ immobilismo che tutto e tutti coinvolge. In questo tempo negato sono coinvolti due giovani, i due protagonisti , Lorenzo e Lucia, entrambi arrivati in una metropoli ad inseguire i loro sogni, ad immaginare il proprio futuro. Lorenzo cameriere ma sogna di entrare nel mondo del cinema; Lucia , studentessa universitaria arrivata da un paesino di provincia del sud con ambizioni nel campo della psicologia. Come molti ragazzi della loro età vivono ognuno nel proprio monolocale preso in affitto. Condomini diversi ma balconi adiacenti, ad ” Un metro di distanza” appunto. Sopravvivere in tempo di isolamento, di ” assordante silenzio” e ritrovarsi in un’ atmosfera desolante come in un quadro di Hoper , di frustrazione senza nemmeno la vicinanza dei tuoi cari, dei tuoi amici che possa alleviare tutto questo. 

Due tipi di speranza a confronto: Lorenzo nel Lavoro, Lucia nello studio.

Due caratteri apparentemente opposti, in un’ atmosfera surreale, si incontrano e, raccontandosi inizialmente con diffidenza, scoprono di essere accomunati dagli stessi  propositi e di sbarcare al meglio il lunario.

Usano i rispettivi balconi come scialuppe di salvataggio in un mare immobile come unico modo di contatto col mondo esterno. E intanto coltivano la loro empatia. Un unico spaccato di due interni. Sembra di tornare un po` ai racconti del neorealismo dei primi anni del secondo dopoguerra.

Il racconto scorre facilmente, con dovizia di particolari sia ambientali che di stati d’animo.  L’ autore usa alternativamente il metodo del dialogo diretto dei protagonisti e quello della voce narrante, lui stesso alle movenze misurate dei due protagonisti nei loro angusti ambienti.

Kevin in questo racconto è coprotagonista, trasportandosi e trasportandoci di volta in volta tra le mura di Lorenzo e Lucia. Kevin col suo racconto riesce ad accendere l’ immaginazione e a catturare l’ attenzione del lettore che capitolo dopo capitolo è preso dalla curiosità di sapere come continua. E per questo il libro si legge in un sol fiato. È questa la prerogativa di un racconto, la pretesa di un libro, la bellezza della letteratura. Kevin non scrive, descrive i fotogrammi di un film che gli scorre nella mente. Vi è anche della filosofia, quando cerca di trovare il FRAME per una sincronizzazione perfetta per l’audio dei film visti in contemporanea dai due ragazzi pur costretti a essere separati. Metafora di rendere perfetta una vita che è poi il risultato di non pochi sacrifici. Ci sono anche momenti di ilarità,  comici, come quelli dei discorsi con l’ amico Matteo. Alla conoscenza sempre più profonda dei due ragazzi fanno da contrappunto  le preoccupazioni e l’ angoscia dei rispettivi genitori che inermi a causa delle restrizioni di muoversi non possono fare altro che aggrapparsi alle raccomandazioni. Situazione che tutt’ ora ci attanaglia. L’ angoscia e la paura di quei giorni che accomunano un intero Paese, vibrano tra le righe del libro e fa tremare le vene del lettore e in alcuni momenti non si accorge che sta trattenendo il respiro, è  bloccato, proprio come accade a Lorenzo. E questo denota una buona capacità narrativa. Descrive la capacità o l’ incoscienza (non uso la parola “resilienza” perché inflazionata) dei ragazzi di superare situazioni anche drammatiche e niente e nessuno può fermare il mare tempestoso dei sentimenti e della solidarietà. E meno male! 

Un messaggio di speranza insomma. Il tempo sospeso offre tempo e la possibilità di riflettere, di guardarsi dentro, cercare di capire e di capirsi, si finisce per essere un po` più se stessi. “Niente è mai troppo grande o complicato se fatto col cuore e tu hai un gran cuore”.

E ancora: “Non capisci di tenere a una persona fino a quando non la perdi”. Il senso, la morale di questo racconto è racchiusa tutta in queste due frasi che vengono pronunciate all’ interno della cornice di una bella storia d’amore. Il finale strizza l’ occhio a una sceneggiatura cinematografica, di cui l’ autore non ne fa assolutamente mistero. Sapete cosa manca a questa Love story   dei nostri giorni? – d’ altronte manca in tutti i libri- una bella colonna sonora,  ma questa è prerogativa della fantasia del lettore.

Buona lettura.

Gaetano Manfredi