«Un mega impianto per il trattamento e il recupero della plastica di tutto il Meridione, con annesso, molto probabilmente, relativo inceneritore, vicinissimo a Macchia e alla città di Manfredonia, simile a quello contro il quale tante volte Manfredonia si è ribellata». La rivelazione è dell’associazione culturale e politica “Manfredonia Nuova” che svela anche il retroscena che consentirebbe la realizzazione di quell’impianto monstre da parte del Comune di Monte Sant’Angelo con l’avallo della Regione Puglia che vi ha stanziato undici milioni di euro, nell’area ex Enichem e precisamente nell’Isola 12. L’allarme ad onor del vero non è nuovo. La stessa “Gazzetta” se ne occupò nell’autunno scorso allorquando una delegazione di “Manfredonia Nuova” e “5 Stelle” guidata dalla consigliera pentastellata Rosa Barone, pose il problema alla Commissione straordinaria al Comune di Manfredonia che inviò una circostanziata istanza al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, nella quale si evidenziavano i timori che un impianto di quel genere avrebbe provocato sulla salute pubblica. L’amministrazione di Monte Sant’Angelo che aveva avviato l’iter dall’agosto 2018, non ha mai smentito l’esistenza di quella proposta.
Il progetto aveva visto il coinvolgimento di Eni Rewind, succeduta a Enichem, che aveva messo a disposizione un’isola dell’area in corso di bonifica. Tutto è rimasto accuratamente segreto nell’ambito dell’amministrazione comunale di quel centro garganico. Specifiche missive inviate ai rappresentati manfredoniani in Regione Paolo Campo, peraltro presidente della commissione all’uso del suolo, e Giandiego Gatta, non hanno avuto alcuna considerazione.
Tra i misteri rimasti tali nonostante si sia cercato di farvi chiarezza, il fatto che quell’impianto e di quella natura, veniva localizzato in un’area di pertinenza del Consorzio Asi di Foggia, sulla quale gravavano dei vincoli paesaggistici e ambientali. In particolare l’art. 21 del Regolamento dell’Asi che recitava «le distanze minime imposte dal regolamento rendono di fatto impossibile la localizzazione di qualsiasi impianto di gestione dei rifiuti».
Come mai quel vincolo così specifico e chiaro veniva ignorato? L’arcano lo ha ora svelato “Manfredonia Nuova”. «Il Consiglio di amministrazione dell’Asi – rivela in una nota – il 25 agosto 2018, riunito sotto la presidenza di Angelo Riccardi, con verbale n. 19, modificava il Regolamento per rendere possibile questo tipo di insediamenti, inserendo la modifica all’art. 22 bis che detta “per la localizzazione degli impianti ambientali per il trattamento delle frazioni secche di rifiuto da raccolta differenziata (carta, plastica, metalli ecc„ ndc) nell’agglomerato di Manfredonia-Monte Sant’Angelo, non si applicano i limiti di cui ai commi 21 e 22”».