MANFREDONIA/ EX ENICHEM POLVERI DANNOSE. SOS LANCIATO: “SONO INSUFFICIENTI LE DUE CENTRALINE DI CONTROLLO SULL’AREA”.
Ci sono anche i riscontri tecnici sulle conseguenze del pauroso incendio sviluppatosi il 22 giugno scorso, per cause ancora da accertare, in un capannone sito nell’area ex Enichem di Macchia. A pubblicarli Maurizio Portaluri, ricercatore associato del Cnr-Istituto di Fisiologia Clinica di Pisa, sezione di Lecce nell’ambito della oncologia, dell’organizzazione sanitaria, dei percorsi sociosanitari e dell’epidemiologia, noto a Manfredonia per aver, tra molto altro, diagnosticato il tumore all’operaio Enichem Nicola Lovecchio, unico caso di morte riconosciuta a causa degli effetti dell’arsenico. È tra i sostenitori della necessità di monitorare gli effetti sulla salute pubblica nell’area di Macchia e di Manfredonia, di quel terribile incidente industriale i cui effetti negativi, a 46 anni di distanza, sono ancora pressanti.
Portaluri è intervenuto analizzando i dati dell’incendio del 22 giugno scorso, delle due centraline posizionate da Arpa Puglia in via dei Mandorli a Manfredonia per l’inquinamento da traffico e misura CO, benzene, PM10 e N02; l’altra a Macchia che misura PM10, N02, 03. «La posizione delle centraline – osserva – il loro ninnerò e la tipologia di inquinanti misurati è inadeguato per un sito industriale da bonificare». Analizzando i dati esposti nella tabella Arpa, Portaluri ha rilevato un forte aumento dei valori. «I dati rileva il ricercatore – delle polveri fini PM10 si sono persino triplicati rispetto a quelli dei giorni precedenti e seguenti nei giorni dal 21 al 25 giugno. Quelli di benzene, misurati solo nella centralina di Manfredonia, si sono raddoppiati giungendo a 1 micro
grammo/m3 il 22 giugno».
Le particelle PM10 costituiscono la frazione di particolato in aria di dimensioni molto piccole, tali da penetrare in profondità nei polmoni e quindi potenzialmente pongono rischi significativi per la salute. Portaluri osserva come «in occasione dell’incendio i valori di PM10 si sono più che raddoppiati dal 21 giugno al 24 giugno 2021 e hanno superato la soglia di 5Ó microgrammi/m3; anche quelli di benzene si sono raddoppiati il 22 giugno; sarebbe stato utile misurare durante l’incendio anche PM2.5, IPA, diossine ed S02».
Il professore Portaluri annota come sul sito web dell’agenzia Arpa Puglia non vi sia pubblicata nessuna relazione sull’incidente, né si hanno notizie sugli effetti sulla salute della gente. Lo scienziato fa presente che «nel caso del PM10 i valori dal 21 al 24 giugno sono sopra i limiti di legge, ma anche se fossero entro i limiti di legge non è assicurata la protezione sanitaria della popolazione». Ora si attendono le relazioni delle varie autorità a vario titolo preposte (tecniche, politiche, amministrative) che dovrebbero fornire elementi di chiarezza su tanti aspetti aperti dalla vicenda che ha profondamente scosso la popolazione che chiede a gran voce di conoscere i provvedimenti che dovranno essere adottati. «Sempre che – viene evidenziato – la faccenda non finisca come tante altre, insabbiata».
Michele Apollonio