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VIESTE/ VIAGGIO NEGLI ANNI DAL 1943 AL 2013 – CONCLUSIONE – (37)

La popolazione

Oggi Vieste conta 13.309 abitanti (registrati alla data del 31.12.2013). Agli inizi dell’Ottocento ne contava 5455 e cento anni dopo, all’inizio del Novecento, 8884. Al censimento del 1931 arrivò a 10.062. Dopo la seconda guerra mondiale, col ritorno a casa di milioni di soldati, si ebbe un boom delle nascite, tanto che al censimento del 1951 la popolazione residente risultò di 12.940 unità. I nati di quell’anno furono 396 e i morti 158, con un saldo attivo di 238.

Nel ventennio successivo la popolazione andò progressivamente diminuendo per il costante calo delle nascite e per l’emigrazione al Nord Italia e all’estero. Al censimento del 1971 i residenti erano scesi a 11.820. Poi venne la ripresa.

Alla conta del 1981 si registrarono 12.798 abitanti. Era cominciato l’effetto turismo, che aveva generato nuove attività economiche, nuovi posti di lavoro tra specifici e indotti e, tonificando l’economia generale della città, aveva determinato la fine del capitolo emigrazione.

Stava per incominciare l’immigrazione. Infatti, nei 13.309 abitanti attuali sono compresi i 776 stranieri registrati in anagrafe, provenienti da 46 Stati.

I più numerosi sono venuti dalla Romania, 462, poi dall’Albania 104, dalla Slovacchia e dal Marocco 24, Polonia e Ucraina 17, Bulgaria e Germania 13, Cina 11; da altri Stati da 1 a 8.

Le nascite invece sono diminuite di molto, dai 396 bambini venuti alla luce nel 1951 siamo scesi ai 126 del 2001, e leggermente risaliti, 142 (dei quali solo 2 nati a Vieste), alla data del 31.12.2009, grazie all’apporto degli immigrati.

Il fenomeno della denatalità, come si sa, riguarda tutta l’Italia, e non è dato di prevedere se continuerà e in tale evenienza quali modifiche potrà comportare all’assetto della società così come la conosciamo.

V’è da aggiungere che sono in atto altri fenomeni con i quali siamo costretti a confrontarci, dagli sviluppi imprevedibili, che rendono incerto il presente e il futuro prossimo venturo, dove i problemi locali s’intrecciano con altri più generali. Si tratta di problemi che sono mondiali, quali il surriscaldamento del pianeta e il progressivo esaurimento delle risorse naturali, il fondamentalismo religioso, l’ascesa di nuove potenze economiche, la pessima congiuntura economica che si è venuta a sviluppare dal 2008 e tuttora continua. Ai quali sono da aggiungere quelli di rilevanza nazionale, quali l’immigrazione indesiderata, e tuttavia subita, la sicurezza, l’esigenza di servizi pubblici efficienti, il buon funzionamento della Pubblica Amministrazione, la sperequazione materiale e immorale dei compensi percepiti da molti personaggi (manager pubblici e privati e gente dello spettacolo) che hanno troppo (troppo anche per i bravi, e non tutti lo sono), e chi ha troppo poco.

In un piccolo “spazio” su Internet, qualcuno ha tracciato un quadro parziale del cosmo, nel quale compare in primo piano il sistema solare con particolari riferimenti al nostro pianeta. Più in là c’è il grande universo. In confronto del Sole, nostra fonte di luce, di calore, di vita, è stato calcolato che la Terra è un milione di volte più piccola, come dire un grammo rispetto ad una tonnellata, Vista sul planisfero, è soltanto un puntino, un’entità irrilevante, in termini quantitativi, rispetto al tutto. Eppure, considerata con altra scala di valori, la sua importanza è straordinaria, perché in quel puntino ci sono le nostre città, i mari, le montagne, le valli e le pianure, tutta la flora e la fauna; ci siamo tutti noi, con i nostri problemi, le nostre guerre, la nostra tecnologia, ci siamo tutti i sei-sette miliardi di abitanti del pianeta Terra. Che è la casa di tutti. Con una metafora, potremmo dire che è un condominio, alla cui manutenzione, volenti o nolenti, siamo obbligati tutti a contribuire, in pratica ad accudirlo con amore, a preservarlo.

L’ambiente naturale e urbano

Con queste riflessioni rivolte al futuro, ci riportiamo al nostro piccolo mondo, alla nostra Vieste. Guardando a com’è cresciuta negli ultimi decenni, è facile vedere quante cose buone sono state fatte. Ed anche di non buone. Le seconde sono generalmente il prezzo che si paga al progresso, come dire che non ci sono rose senza spine. Ma le prime sono certamente molte di più e più importanti.

Nutriamo fiducia che tra le altre buone cose che saranno ancora fatte a Vieste, vi sia la difesa delle aree naturali e paesaggistiche intrinseche alla nostra storia e al nostro sentimento. Pensiamo ai boschi che fanno corona alla nostra città e costituiscono una cospicua parte del suo entroterra. Per secoli tra quelle piante e grazie ad esse hanno trovato lavoro e vita allevatori di bestiame, legnaioli, carbonai, segherie locali. Tuttora i nostri boschi forniscono gratuitamente, a quanti sanno cercarli, funghi, asparagi, more, qualche verdura selvatica commestibile, agli animali ghiande ed erbe varie, a tutti aria buona. Aggiungasi, ai giorni nostri, il suo valore per il turismo della nostra città. Tanto considerato, i boschi non potrebbero, non dovrebbero avere nemici. Eppure vi sono degli insensati, che d’estate li massacrano con gli incendi, da noi come in tante altre regioni. I danni che arrecano sono ingenti. Nel passato il nostro Comune, d’intesa con la Guardia Forestale, ha sempre predisposto servizi di vigilanza e prevenzione, che però hanno dato scarsi risultati. Chissà che ad impedire quest’azione criminosa non si possa utilizzare oggigiorno la tecnologia, impiegando mezzi individuabili da esperti del settore, parlandone spesso ai ragazzi nelle scuole, coinvolgendo insieme alle istituzioni, le categorie interessate al turismo, direttamente o indirettamente.

E pensiamo alle spiagge. E’ un dovere conservarle belle come sono e alla vista di tutti, evitando che vengano nascoste o coperte, anche in piccola parte, da nuovi qualsivoglia manufatti. In special modo le due spiagge che si possono considerare dentro il perimetro urbano della città, Castello e S. Lorenzo, tanto care ai viestani, fiancheggiate da panoramiche strade lungomare, sulle quali, da alcuni anni ha luogo la passeggiata salutistica di numerosi cittadini, giovani e non più giovani, donne comprese.

 Considerazioni analoghe valgono naturalmente pure per l’assetto urbano, che include, insieme con il centro storico più antico, altre aree della città. Per esempio l’opportunità di tenere fermo il numero e la dimensione dei chioschi esistenti, di conservare integri gli scorci panoramici, di consentire sull’arredo urbano solo interventi migliorativi, di curare il decoro e l’estetica dell’ambiente cittadino.

Il turismo

Si ripete da tutti che al presente è l’attività economica più importante di Vieste. I fattori portanti di tale affermazione sono nella natura del nostro territorio, nei suoi valori paesaggistici, grazie ai quali sono sorti gli insediamenti per l’accoglienza che collocano Vieste al primo posto della provincia per numero e qualità.

Contati per tipologia, salvo qualche possibile imprecisione, a Vieste, dentro e fuori il centro urbano, vi sono attualmente 45 alberghi, 89 villaggi, 4 campeggi e un indefinito numero di case che vengono affittate in estate. Nella maggior parte gli alberghi e le altre strutture sono di ottimo livello, vicine al mare o comunque in prossimità.

Un apparato ricettivo in grado di soddisfare ogni sorta di clientela.

Gli operatori del settore sanno meglio di ogni altro, cosa può migliorare l’arrivo e la permanenza dei villeggianti. Essi viaggiano e vedono quello che si fa in altre località balneari, partecipano alle fiere e ai convegni che li riguardano, sentono i loro ospiti, fruiscono dell’appoggio possibile delle autorità locali e regionali. Insomma, hanno tutti gli elementi per agire al meglio, secondo quanto richiedono i tempi e le circostanze.

Non avendo consigli da dare su quanto di competenza dei diretti interessati, possiamo tuttavia segnalare, ad altre competenze locali, alcuni piccoli interventi culturali, per modesti che siano, validi alla composizione del quadro turistico generale. E’ chiaro che chi viene a Vieste d’estate, viene per il mare, per i bagni, però tra il tardo pomeriggio e la sera ci sono spesso delle ore che, chi non ritorna al mare, non sa come occupare.

E allora, perché non riaprire il museo archeologico? E’ stato chiuso alcuni anni fa per dei lavori che occorreva fare. Non sono stati fatti. Comprendiamo la difficoltà finanziaria di questi anni, ma si faccia almeno l’indispensabile per l’apertura, e una volta aperto si affidi la conduzione a persona di buona volontà. Uno sguardo e una pulita se lo meritano anche i siti archeologici in contrada La Salata e la chiesa rupestre di S. Nicola.

 A piccoli passi si può fare tanto, come vediamo da don Gioacchino parroco della cattedrale, che, ultima sua iniziativa, ha fatto ripulire e restaurare le due “casse”della Madonna. E tolte dai locali ove prima venivano conservate ha dato loro dignitosa collocazione e visibilità all’interno della chiesa, sulla parete della facciata d’ingresso.

Oltre alle situazioni menzionate altre possono esistere, o che mutano col passare degli anni, o nuove che si manifestano. Governarle con successo richiede ai civici amministratori passione, pazienza, perseveranza, ed ai cittadini di rendere concreto l’amore per il paese, nel senso che l’interesse particolare non può e non deve essere perseguito mai contro il bene comune.

In questa prospettiva, un auspicio particolare mi sta a cuore, ed è che gli eletti alla guida del Comune, destra e sinistra, maggioranza e opposizione non stiano a guardarsi sempre in cagnesco, come se così sia nelle regole della democrazia. Della quale, invece, sono un’alterazione, diciamo una disfunzione, avvertita più marcatamente nelle istituzioni locali adesso che le ideologie non animano più l’azione politica. E di quello che delle ideologie resta, i confini sono ormai molto sfumati. Pur nel rispetto dei ruoli, ciò che importa sono le idee sulle cose da fare e la capacità di affrontare senza pregiudizi gli argomenti che le esigenze cittadine portano alla ribalta, rendendo così possibile quell’equilibrio virtuoso, che spesso ha la forza di portare a soluzione anche problemi considerati irrisolvibili. Posso assicurare per esperienza vissuta che un tal equilibrio ripaga sempre in termini di bene comune. Perciò è sempre attuale, e attuabile. Anche in tempi di crisi dei valori. Perché, se le ideologie sono al tramonto, c’è pur sempre, e conta nelle azioni umane, la forza della ragione.

Cari lettori, finisce qui il mio racconto dei trascorsi settant’anni, delle cose da me viste, ascoltate, partecipate, di riflessioni maturate. Con questa rivisitazione credo di aver svegliato in chi è avanti negli anni sopiti ricordi di accadimenti che lo scorrere del tempo non ha cancellato, belli e no, specie i primi, vissuti di persona in quella soave stagione della vita chiamata giovinezza. Nell’insieme penso di aver accompagnato utilmente anziani e giovani a conoscere e/o a ricordare le vicende della nostra generazione, compresi genitori, nonni e figli, vicende nelle quali tanti lettori e familiari si sono di certo ritrovati.

I giorni che verranno sono nella mente di Dio. Per quanto è da noi, auguro ad ognuno di poter fare la propria parte, dove potrà, per rendere più bella, più vivibile la nostra città. Un cordiale saluto a tutti, vostro

Ludovico Ragno

Il Faro settimanale

FINE