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PESCHICI E VIESTE RIVALI? SI, NO, NON SI SA. ANZI SI MA NON SI DICE…

Eppure la rivalità qui ha poco senso, perché queste sono due realtà molto differenti. Peschici è un villaggio, con spazi piccoli. Pochi parcheggi, posti limitati. Vieste si presenta come un luogo diverso, una città estesa e capiente. E anche l’offerta proposta ai turisti è molto diversa. Pochi spazi, pochi parcheggi, pochi servizi. Peschici. Un paese che accoglie con uno stile tutto suo. Familiare, intimo, amicale. Ma che non propone quella qualità d’offerta che alza il livello del servizio ed è in grado di portare qui un turismo medio alto. Il ragionamento è tutto qui. I numeri ci sono. Ma cosa trova e cosa spende a Peschici chi viene in vacanza? Che tipo di esperienza riesce ad offrire questo luogo? Ragionare su questi parametri non vul dire screditare, né non aver rispetto del lavoro di chi opera nel settore. Al contrario, il tentativo è quello di offrire chiavi di lettura differenti. Occasioni di confronto e di crescita. Il paese deve diventare attrattivo per i servizi che offre, non può più puntare tutto sul paesaggio. Su un sole che nasce e tramonta in mare. Stupendo. E Poi? Spiagge suggestive e diverse, con baie e grotte. E ci sono. Ma come vengono gestite? Gli imprenditori che sono stati capaci di fare la differenza, ci sono. Sono quelli che hanno investito e che sono cresciuti nel tempo, offrendo un cambiamento positivo. Sfinale, con il suo Lido del Piacere è un esempio. O l’Onda Beach. O l’Eden. Ma serve un’operazione di svecchiamento più completa, nella mentalità e negli ambienti. Una nuova classe dirigente, forse, più giovane e più vicina al mondo della ricettività. Del resto, qui, dove non ci sono uffici importanti né grossi centri commerciali, il pane quotidiano è il turismo.

Qualcuno insegna, c’è qualcuno impiegato, altri che sono agricoltori produttori d’olio. Ma la vera forza trainante quella dell’accoglienza. Ecco perché determinante è capire che non si può più perdere tempo. Si deve invertire la rotta. Non di offendersi, ma riflettere. La cornice è questa. E Zaiana è l’emblema che c’è qualcosa che non va. Un luogo suggestivo, scrigno per Peschici, per immagine, attrattività e risposta turistica. Che però vive nell’accondiscendenza generale di chi non vuole mettersi né mettere discussione. E lascia che colate di cerner vengano stese senza regola. Che i fuochi d’artificio vengano sparati a qualunque ora. Che si serva cibo senza un’attenzione in più al servizio. “Ma i turisti tornano”, ci dicono. Ma quali turisti tornano? Torna un turista che si adegua a quello che trova, o che ama luoghi spartani e maniere poco ortodosse, ma non torna chi cerca la qualità. Ecco allora che è tempo di cambiare passo.

Di tirare fuori il cuore, l’ospitalità, l’intuito dei peschiciani e metterli a servizio di un cambiamento. Solo così quella partita con Vieste che ora sembra impossibile e lontana, può diventare sinergia, strada comune da percorrere per arrivare a risultati notevoli. Un territorio come questo di straordinaria varietà e ricchezza non ha niente da invidiare ad altri. Deve solo trovare il coraggio di voltare pagina e iniziare a guardare più avanti. Non subire il turismo, ma governarlo, disciplinarlo, in un modo sempre più attento a trovare la dimensione migliore e più alta. Che porti economia e progresso. Basta guerre, concorrenze leali e sleali. Veroni Pelikan e Katia Sciotti sono solo due esempi virtuosi di un tentativo: quello di riportare la speranza. Di saper guardare oltre il proprio confine e cercare nuovi modi di andare avanti. Le loro, sono le voci di due donne tenaci, forti, con la sensibilità giusta per iniziare questo cambiamento.

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IL PROGETTO DI CATIA SCIOTTI: “UNA VILLA CON SERVIZI ESCLUSIVI PER CLIENTI LUXURY”

La mancanza dell’aeroporto non è mai stata un limite per lei. Da sempre stranieri da tutto il mondo arrivano a Poggio di Luna, per un’esperienza di turismo rurale che quando è nata, ha rappresentato un unicum sul territorio. E‘ stato l’intuito, ormai ventanni fa, a fare di Catia Sciotti, una delle prime imprenditrici che ha pensato, a Peschici di ospitare turisti in campagna, sulle colline, dove si andava solo per raccogliere i funghi. Lo stesso intuito di allora, e la grande dote innata per l’ospitalità e l’accoglienza, potrebbero far fare a Catia la seconda tappa – prima degli altri sul territorio – di un percorso virtuoso e qualificato di cambiamento. ‘‘Il territorio deve diventare attrattivo per i servizi. Perché la bellezza della natura già lo rende unico. E per fare questo è necessario che cambi la nostra mentalità. Noi che operiamo nel turismo dobbiamo recuperare qual ritardo accumulato negli, anni e investire nel nostro lavoro”. E Catia dopo essere riuscita a qualificarsi nell’ospitalità di stranieri per anni, oggi guarda già a nuovi progetti e a nuovi traguardi. “Gli stranieri qui sono sempre arrivati, con voli da Bari e auto a noleggio. Attratti da questo luogo esclusivo che è il Gargano, che offre il mare, la montagna, i laghi, la foresta, i santuari, le isole e spiagge fra le più belle. Io, che sono stata sempre in mezzo ai tavolini, che sin da piccola ho respirato l’aria dell’accoglienza, ho capito che dovevo propormi in mood diverso sul mercato. E così, intorno al 2002, 2003 inizio a ragionare sull’idea di un lavoro mio in questo settore. Quando papà Giovanni eredita un fazzoletto di terra, in questa zona della Petassa, un punto collinare di Peschici, gli dico ‘papà, facciamo una villa con piscina e tante camere per ospitare gli stranieri’. Lui mi guarda serio e mi dice che sarebbe meglio fare una villa per noi.

Oggi ho capito che non c’è differenza. E quella villa, è sia la nostra casa che la casa degli ospiti che vengono a soggiornare qui”. Non è stato semplice per Catia far passare l’idea di ospitalità rurale, in un luogo in cui solo a due passi dal mare si pensava di poter fare campeggi o alberghi. Ma lei, che aveva già visitato l’Umbria e la Toscana, attratta dal settore enogastronomico, si è convinta che quella era la strada giusta. Una strada nuova, ma giusta. “All’inizio non è stato facile. Pensavano fosse una scommessa folle. Ma io sentivo che dovevo farlo. Credo che la mia fortuna sta stata quella di sentire le cose, di capirle prima che accadano e di avere avuto il coraggio di crederci e di metterle in pratica. Cosi insieme a mio padre ho iniziato questa avventura. E Poggio di Luna da essere un posto in campagna è diventato nel corso degli anni un posto ricercato. Ho orientato dall’inizio tutta l’offerta verso gli stranieri. Da oltre tredici anni qui arrivano esclusivamente dall’estero. Nord Europa, Russia, Giappone, Finlandia. Oggi come allora, l’intuito di Catia, la sta portando a guardare ancora a qualcosa dì nuovo, ad essere ancora una volta intuitiva. La sua passione per i viaggi e le conoscenze che apprende durante i mesi che trascorre lei stessa all’estero, l’hanno portata verso una nuova convinzione. Offrire anche questa volta qualcosa che manca sul territorio. E così dopo il confronto con altri imprenditori che in altri territori hanno già vinto questa scomméssa, anche lei si appresta a un nuovo modo di fare ospitalità. Un villa con servizi esclusivi. “La mia idea è quella di valorizzare tutto ciò che già c’è, come l’ubicazione, la storia di questo posto, la reputazione maturata negli anni, e renderla ancora più speciale. Trasformare la villa in una struttura eco-green con servizi innovativi. Come la domotica o piscine riscaldate o un private chef. Insomma tutto ciò che renderebbe il soggiorno degli ospiti esclusivo. Un modo per valorizzare ciò che già c’è e rispondere a una domanda che ad oggi qui resta inascoltata. Sono tante le persone che vorrebbero poter usufruire di servizi di questo tipo, ma che non trovano strutture preparate e rese adeguate a tali richieste.

Tutto il target turistico medio alto qui non trova risposta alle sue esigenze. Cosa che non accade in territori anche vicini a noi, dove sono pronti e preparati. Sono loro che spesso mi chiamano perché hanno ospiti che vorrebbero dirottare qui, che vorrebbero conoscere e visitare il Gargano, ma non trovano strutture in grado di rispondere a queste richieste. A malincuore devo dire che davvero è triste vedere questo territorio frequentato da persone che prendono, piantano ombrelloni, sviliscono la natura. Senza lasciare nulla. Né una ricchezza materiale e nemmeno una ricchezza morale. Ma se non c’è una proposta di qualità, si continuerà ad attrarre solo per fare numeri. Questo territorio merita di più e noi abbiamo l’obbligo morale di non svenderlo, di non svilirlo, ma di valorizzarlo con il nostro lavoro, i nostri investimenti e i sacrifici che ogni giorno facciamo. Ecco io spero che nuove menti e nuovi atteggiamenti si affaccino e che siano d’esempio per generare una reazione”.

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IL RITORNO DI VERONICA PELIKAN. “L’ANTICO VIGNETO SI E’ RIPRESO E OGGI VOGLIAMO RIPORTARLO IN VITA”

Un progetto per rivalutare un terreno svilito. Reso privo di vita e di speranza. Sporcato e deturpato. Un tempo in quel terreno c’era vita. E ora l’idea è quella di far tornare la speranza. Quando i genitori di Veronika Pelikan acquistarono il terreno a baia Zaiana su cui costruirono la loro casa, in un pezzo di terra dietro la spiaggia c’era un vigneto. Ma quelle piante erano malate. Infette. E furono tagliate. Oggi, a distanza di tantissimi anni, nonostante la terra sia invasa da vegetazione e rifiuti, qualcosa è nato. Anzi è rinato. Delle viti. Viti antiche che hanno conservato traccia del passato e oggi portano nuova speranza ed entusiasmo. E’ la stessa Veronika ad annunciarlo. “Si tratta di viti molto antiche e tipiche secondo quello che hanno dimostrato le analisi effettuate. Ora dobbiamo trovare il modo di farle crescere e diventare grandi e produttive. Quel terreno negli anni ’50 era già un vigneto, ma le piante avevano una malattia e così non le abbiamo mai coltivate. Ora qualcuna di queste piante si è ripresa e vorremmo che diventi il simbolo della rinascita. Dopo tanti episodi del passato difficili e spiacevoli, io conservo sempre un ricordo stupendo di questo luogo. Sono venuta qui la prima volta in una culla trainata da un asino. Questo luogo per me significa tanto. E oggi, non vedo l’ora dì ritornare”. Veronika sarà a Zaiana la prossima settimana, per mettere a punto un evento che rappresenta un inizio nuovo. Una grande manifestazione che sarà culturale, di accoglienza, di amicizia e di rinascita. L’idea è di far tornare in quei luoghi appuntamenti conviviali e culturali come la letteratura in spiaggia. “Già per il secondo fine settimana di ottobre stiamo convocando tanti amici con cui vogliamo pulire la spiaggia e trascorrere del tempo insieme. Mangiare, chiacchierare, godere della natura. Una piccola festa di speranza e di brainstorming per ricominciare a vivere e sperare. Anzi, per far tornare la speranza. Stiamo interessando i nostri amici di Bari, di Napoli e anche di Peschici. Perché anche a Peschici abbiamo molti amici, che ci vogliono bene e che ci dimostrano affetto. Questa era l’idea dei miei genitori, Per questo costruirono questa casa qui. Volevano creare un momento di persone, di cultura e di idee. E oggi è un vigneto che ci ridà la speranza di poter ripartire”. Se davvero queste piante si riprendono in maniera totale, non è escluso che si possa pensare alla produzione di vino. E sarebbe un vino molto particolare. Sono piante infatti che crescono vicinissime al mare, specie antiche che oggi sono scomparse dal mercato e che quindi rappresenterebbero un unicum, cresciute in un terreno sabbioso che andrebbe a conferire un gusto unico. “Un progetto come questo – aggiunge Veronika – potrebbe far capire ancora di più il valore di questo paesaggio e di questo luogo. Una terra di cui sento tanto la mancanza. Oggi il mio desiderio più grande è quello di portare qui, più persone possibile, per spiegare che questa spiaggia va protetta e valorizzata. Che dobbiamo trattare bene l’ambiente, tenerlo pulito e valorizzare tutte le risorse che esso contiene. L’ospitalità è un valore che eredito dal miei genitori ma che ho anche ritrovato nei peschiciani, nonostante tutte le cose che sono accadute. E questo lo voglio sottolineare con forza. Grande ospitalità e un cuore grande. Questo hanno trovato i miei genitori quando sono venuti qua. E anche la nostra casa è stata costruita con grande fatica e sacrificio da persone di Peschici che tra mille problemi hanno stretto i denti e portato quello che serviva, superando le difficoltà che la stessa natura e collocazione della casa ci metteva di fronte”.

Nel corso degli anni la famiglia di Veronika ha vissuto tanti episodi spiacevoli. Come l’incendio del bar sulla spiaggia che aveva immaginato di tenere qui, creato con legni di risulta provenienti dal mare. O l’incendio del tetto della stessa villa. O ancora la rapina a mano armata che ospiti della casa che erano lì in villeggiatura furono costretti a vivere. Un episodio che corre nei racconti delle persone che ne hanno sentito parlare. Qualcuno racconta che fu un ragazzo di Peschici a fare quella rapina, figlio di persone che avevano lavorato alla villa. Ma che poi la famiglia Pelikan ritirò la denuncia, comprendendo le difficoltà del ragazzo. “Oggi, dì tutta questa storia – sottolinea Veronika – la cosa più bella è che a scoprire e a far analizzare le piante che ancora sono vive nel vigneto è stato proprio un ragazzo di Peschici. Esperto e appassionato di vini e di vigneti. E questo a me dà la forza e la speranza di credere che non è mai troppo tardi per tornare a credere nei progetti che ci rendono felici e che, anche se fra mille difficoltà, ci fanno ancora battere il cuore come tanti anni fa”.

Tommi Guerrieri

l’attacco