Un quarto della spesa alimentare rischia di tornare “anonima”, cioè senza l’indicazione dell’origine delle materie prime sull’etichetta. Si va dalla pasta alla passata di pomodoro e dal latte ai formaggi, senza dimenticare salumi e riso. L’allarme è stato lanciato da Coldiretti Puglia: il rischio è che si utilizzino prodotti, anche di bassa qualità, provenienti dall’estero e spacciati per made in Italy.
Il 31 dicembre scadranno i decreti ministeriali che avevano introdotto l’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta su diversi prodotti come il grano usato nella pasta e per il riso, il pomodoro per la passata, il latte nelle confezioni Uht e nei formaggi, e la carne di maiale nei salumi.
Gian Marco Centinaio, sottosegretario alle Politiche agricole, ha intanto annunciato l’invio dei decreti di proroga del suo ministero a quelli della Salute e dello Sviluppo economico per estendere fino al 31 dicembre del 2022, dunque di un anno, l’obbligo di indicare in etichetta l’origine. Un passo positivo.
Da Coldiretti rimarcano come l’imminente scadenza sarebbe un dietrofront «pericolosissimo» rispetto al percorso di trasparenza consolidato che nel corso degli anni ha portato a benefici non solo per i consumatori, ma anche per le stesse imprese della filiera agroalimentare che hanno puntato tutto sul made in Italy. E senza proroghe potrebbero dunque avere la meglio eventuali furbetti.