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LA MITICA PAPOSCIA DI VICO IN TOUR PER TUTTA ITALIA A BORDO DI UN APECAR

Esportare la paposcia oltre i confini garganici e della daunia: è questa l’idea di Vincenzo Di Noia,giova­ne imprenditore di Vico del Gargano, titolare del ri­storante “Rosmarino” di Rodi Garganico che conosce molto bene il tipico cibo foggiano.

Come? A bordo di un Apecar, dando vita ad una vera paposcieria on the road grazie, appunto, ad un piccolo truck food. Mission? Far conoscere questa eccellenza gastronomica in ogni ango­lo della Capitanata e d’Italia.

“Parliamo di un’idea che nasce in maniera del tutto spon­tanea, avendo già un locale che offre ai clienti questo tipo di cibo – spiega Di Noia – l’obiettivo è quello di far conoscere questa prelibatezza un po’ ovunque, così al posto di aprire un’altra filiale in un altro luogo, ho deciso di portarlo con me a bordo di un tre ruote. Un’esperienza che sto già sperimentando – confida l’imprenditore – è infatti partita in oc­casione di San Valentino a Vico del Gargano dove ha ricevuto un’ottima risposta. Per questa stagione avremo una postazione fis­sa nella Foresta Umbra, vicino al laghetto, un luogo super visitato da qualsivoglia turi­sta che arriva da noi, sul Gargano. Subito dopo, però, abbiamo in programma di parti­re per un lungo tour nazionale che toccherà le principali città italiane, magari entrando a far parte di qualche evento dedicato al cibo, con la mission di farsi conoscere e far cono­scere la paposcia a tutti gli italiani”.

Per l’occasione Vincenzo di Noia ha struttu­rato un packaging eco-sostenibile ed un me­nu legato al territorio che prevederà, però, una linea corta con 5/6 tipologie diverse di paposcia tra cui le classiche, quelle tradizio­nali, e qualcuna gourmet.

Tutte aventi al loro interno almeno un pro­dotto tipico del Gargano, Gustosa, saporita, dalle mille sfaccettature: la paposcia ha dav­vero il potere di unire tutti, esperti di cibo compresi. “La paposcia è un prodotto tipico da forno esistente già da secoli specifica Di Noia – a Vico del Gargano ad esempio, ci so­no segni storici risalenti al ‘500. Parliamo di una sorta di termometro per i forni: si tratta di un pezzo di impasto staccato dalla maida che veniva utilizzato per capire se il forno fosse arrivato a temperatura. L’assenza di mollica al suo interno, poi, significava che l’impasto aveva raggiunto la corretta lievita­zione”.

La Paposcia, infatti, detta anche “Pizza a Vamp”, cioè cotta con la “vampa” (fiamma) del forno a legna, è una focaccia conosciuta sin dal XVI secolo come prodotto da forno largamente diffuso nelle pizzerie, panifici, supermercati, alberghi e hotels del territorio del Gargano, per la sua squisitezza e per il modo di prestarsi facilmente ai diversi acco­stamenti gastronomici grazie alla consi­stenza perfetta dell’impasto e al gusto soffi­ce ed equilibrato con un fresco retrogusto di grano.

Questa varietà di focaccia si distingue inol­tre per il carattere di tipicità grazie al forte le­game con il territorio di origine: l’olio utilizzato per la Pa­poscia proviene esclusivamente da ulivi monumentali di Vico del Gargano, per cui questo prodotto è considerato Presidio Slow Food.

Il nome è dato dalla forma allungata e schiacciata che ri­corda una pantofola o babuccia che nel dialetto locale di­venta “Paposcia”.

La cottura, nel rispetto della tradizione, sì effettua in forno a legna di faggio per pochi minuti con fiamma viva: in questo modo conserva intatto il profumo e la fragranza di un tempo che rendono questo alimento tipico.

Ad oggi non c’è un solo turista che visitando il Gargano non si ferma almeno una volta a gustare questa preliba­tezza. La paposcia è un cibo che nonostante la sua vene­randa età riesce ancora a stupire tutti.

“Parliamo di un prodotto che nonostante tutto non ha an­cora ottenuto il suo giusto riconoscimento – conclude Di Noia – credo possa fare lo stesso percorso della piadina romagnola”.

l’attacco