Accolto il ricorso dei centri ecclesiastici contro il protocollo per i controlli. Trattamenti di recupero anche oltre i 60 giorni.
Se l’infortunio a Michael Schumacher fosse capitato in Puglia, e oggi- dopo il ricovero – il pilota avesse dovuto cominciare la riabilitazione, il sistema sanitario regionale gli avrebbe garantito il trattamento soltanto per 60 giorni. Poi sarebbe dovuto tornare a casa, o trasferirsi in una Rsa o in una Rssa. Una decisione presa per tenere sotto controllo i costi, ma che il Consiglio di Stato ha sospeso bacchettando sia la Regione che il Tar di Bari. I giudici di Palazzo Spada hanno infatti accolto i ricorsi presentati dall’ Aris (l’associazione della sanità ecclesiastica), dall’Ordine degli Agostiniani, dalla Provincia della Natività e dalle l famiglie degli assistiti del S. Agostino di Noicattaro contro il protocollo dell’Uvarp che detta i criteri per l’appropriatezza delle prestazioni riabilitative nelle strutture extraospedaliere pubbliche e private accreditate in regime residenziale, semiresidenziale e ambulatoriale. Un settore che rientra nel più ampio alveo della riabilitazione (cosiddetta «ex articolo 26») e che riguarda persone con patologie gravissime sia fisiche che psichiche e sensoriali: situazioni estremamente complesse. Non solo i postumi di un ictus, ma anche demenze, Parkinson, autismo, che spesso richiedono trattamenti riabilitativi quasi ininterrotti con liste d’attesa enormi. Ad agosto 2013 la giunta regionale ha approvato il protocollo Uvarp (Unità di valutazione appropriatezza ricoveri e prestazioni regionale) in cui sono stati definiti i livelli di assistenza per i pazienti che necessitano di terapia riabilitativa. In particolare, le strutture ecclesiastiche hanno puntato il dito contro la nuova disciplina per i trattamenti a media complessità (quelli che servono al recupero funzionale), per i quali la Regione ha appunto previsto una durata massima che «di norma» non deve superare i 60 giorni: al termine, i pazienti che hanno ancora i requisiti per il trattamento riabilitativo devono, essere trasferiti in strutture a bassa complessità (le Residenze sanitarie o socio-sanitarie). il risultato, secondo quanto emerso durante il procedimento, è che numerose famiglie si stanno facendo carico in proprio dei costi dell’assistenza. Il Tar di Bari non aveva condiviso la richiesta di sospendere il protocollo Uvarp, riconducendo la questione a un problema economico. Richiesta che invece il Consiglio di Stato ha accolto, ordinando ai giudici di primo grado di esaminare il problema nel merito. La Regione fa sapere che sta approfondendo il tema.
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