Secondo il ministro Brunetta sono inutili e costose. Si"trema" in via Sant’Antonio Abate a Monte Sant’Angelo, sede della Comunità Montana del Gargano. E non c’entrano le scosse telluriche, bensì le Intenzioni del Governo. A preoccupare sindaci e consiglieri i segnali che giungono da Roma e che inducono alla scoramento più totale.
Leggete cosa ha appena dichiarato ieri Renato Brunetta; ministro della Pubblica Amministrazione, in merito: "Stiamo riflettendo” sull’abolizione delle Comunità Montane che non servono a nulla e faranno risparmiare circa 140 milioni". Brunetta, nell’anticipare l’orientamento verso il quale intende muoversi il Governo, ha nel contempo annunciato che questa misura potrebbe essere già contenuta nelle norme che il Consiglio dei- Ministri varerà la settimana prossima (cioè questa appena iniziata). La "frustata" romana giunge proprio quando si è in dirittura d’arrivo per la consegna del lavoro della commissione regionale di Bari (è chiamata ad esprimersi In merito entro il prossimo 30 giugno ossia tra meno di due settimane) che si sta occupando del riordino delle comunità montane secondo le indicazioni fornite dalla stessa Finanziaria 2008. Lavoro che rischia così di essere vanificato perché superato. Finora si era parlato molto, su tale versante, di cura dimagrante, di semplificazione, Q poco di azzeramento degli enti montani. Le parole di Brunetta rilanciano invece vecchi incubi e nuovi timori. Sparirà la Comunità Montana del Gargano? Sulla Montagna del Sole si augurano di no. L’auspicio è che siccome tra "il dire e il fare spesso c’è di mezzo il mare", tutto rimanga nel recinto delle pie intenzioni. A confortare il tutto vi è inoltre il fatto che, in verità, la visione restrittiva ritornata oggi in auge "grazie" a Brunetta; aveva già fatto capolino allora, prima di lasciare il posto poi, grazie aduna serie di emendamenti successivamente approvati, ad una tutta nuova proiettata sul "si agli enti montani in vita seppure ridimensionati". Tanto che, per esempio, nel caso del Gargano, si parlava di un ente montano che da tredici passava a dodici comuni (con l’esclusione appunto di Rodi Garganico), di un organo rappresentativo che dagli attuali trentanove componenti si restringeva a dodici e di un esecutivo in formato "mignon" con soli tre assessori più il Presidente.