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Pasquale Soccio, primo centenario della nascita. Quasi pronto il programma di commemorazione

A maggio ricorre il primo centenario della nascita di Pasquale Soccio. Fervono i preparativi per commemorarne degnamente l’ avvenimento. Come è noto, il “preside” da cinque anni riposa in pace nella tua “Materna terra” (s’intitola così una delle sue ultime fatiche)! Il riferimento è alla sua San Marco in Lamis, la terra che lo ha visto nascere e morire, la stessa a cui egli ha dato il lustro massimo in Italia e nel mondo col suo straordinario ingegno creativo, con il rigore dei suoi lapidari giudizi, con la novità dei suoi ragionamenti filosofici, con le sue illuminanti ricerche storiche, con le sue brillanti ed acute lezioni didattiche. Il tutto puntualmente tradotto in tantissime opere, che hanno avuto fortuna in termini di pubblico e di critica. Per cui la sua scomparsa rende ancora più preziosa la sua testimonianza di vita. Furono queste più o meno le considerazioni e i sentimenti che provarono tutti coloro che ebbero modo di assistere il 6 febbraio 2001 , commossi, alle esequie, al corteo funebre e, infine, alla tumulazione della salma nel cimitero della città. Una folla immensa, composta dalle massime autorità militari e religiose, dagli esponenti del mondo della cultura, delle istituzioni e della gente comune, quella a lui cara, che ha immortalato nel suo “Gargano segreto”, oltre naturalmente ai familiari, che avevano condiviso con lui le sofferenze della vecchiaia e della cecità assoluta. Il rito funebre, come si ricorderà, cominciò alle ore 15.00 nella Chiesa della Collegiata, dove si trovava fin dalla mattinata il catafalco, con la celebrazione della S.Messa, officiata dall’arcivescovo di Foggia, mons. Domenico D’Ambrosio, coadiuvato dal clero e dalla fraternità francescana di San Matteo, con in testa il guardiano, Padre Angelo Marracino. Il tempio si presentava strapieno e reso solenne dalla presenza di folti drappelli di carabinieri, di cui alcuni in alta uniforme, capeggiati dal loro comandante provinciale, di agenti della Polizia di Stato, diretti dal questore di Foggia, di quelli della Finanza, con in testa il loro comandante, nonché drappelli di vigili urbani dei Comuni partecipanti, con i confaloni, capeggiati dai rispettivi sindaci pro-tempore (oltre a San Marco Vieste; Sannicandro Garganico, San Severo, Lucera, Faeto, Apricena, Rodi, Foggia, comuni di cui era cittadino onorario). Altresì, erano presenti il prefetto, il presidente della provincia, il presidente dell’Ente Parco e consistenti rappresentanze di altre amministrazioni locali garganiche e provinciali. Ovviamente l’intero staff della Fondazione “Angelo e Pasquale Soccio” e tantissimi altri intellettuali, come l’accademico Michele Dell’Aquila e lo scrittore Filippo Fiorentino, che non ci sono più. Come nel giorno della sua scomparsa, con uguale interesse e partecipazione, gli organizzatori sono pronti a rinnovare con una serie di iniziative e convegni da distribuire e calenderizzare nel corso dell’anno, l’eredità culturale ed esemplare di Soccio, considerata una delle più forti e spiccate personalità che hanno segnato la vita culturale della Puglia e del Mezzogiorno dell’intero Novecento. E questo non a torto. Infatti, la sua poliedrica opera costituisce per tutti gli studiosi un patrimonio ricco e un punto di riferimento imprescindibile, insieme alla pluridecennale attività di educatore a cui hanno potuto attingere diverse generazioni di studenti e di giovani. La Capitanata e soprattutto il Gargano hanno trovato in Soccio uno straordinario cantore capace di disvelare con rara poeticità l’incanto di questa terra. Partecipe della battaglia culturale e ideale per la rinascita democratica dell’Italia e la riconquista della libertà ha mantenuto fino agli ultimi giorni della sua vita il suo alto profilo civile e una vitale curiosità intellettuale. La città di San Marco in Lamis che ha avuto l’onore e la fortuna di averlo visto nascere e morire , sorretta da un forte sentimento di fierezza e di viva riconoscenza al “preside” Soccio, si appresta, dunque, con impegno a vivificarne nel corso di questo importante evento il suo lascito culturale e civile. Si pensa a “cose inedite”, cioè a mettere a punto un’antologia di scritti, ricordi e testimonianze ‘vive’ raccolte tra coloro che hanno intessuto e vissuto con lui un rapporto di amicizia, specie negli ultimi anni della sua vita.