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ChiARA MENTE

Cari Amici, riprendiamo dalle molte domande della settimana scorsa a proposito dell’adolescenza.

Non sarà possibile esaurire in questo spazio tutto l’argomento, naturalmente, per cui cercherò di cogliere gli aspetti più importanti della dinamica adolescenziale. Sintetizzare ha sempre in sé il rischio della banalizzazione tuttavia, il mio obiettivo è cercare di tracciare un percorso un po’ meno caotico su un argomento sicuramente importante e, forse, interessante, nella speranza di fare cosa utile anche a tutte quelle persone (genitori, insegnanti, educatori, operatori ecc.) che hanno a che fare con il mondo adolescenziale, attraverso un linguaggio il più possibile semplice. Prima di tutto distinguiamo la pubertà dall’adolescenza: nel primo caso si fa riferimento ai cambiamenti fisici nel secondo a cambiamenti psicologici. Tra gli psicologi (dai padri fondatori della Psicologia alle nuove generazioni) ce ne sono alcuni che considerano l’adolescenza una malattia vera e propria e altri che invece la ritengono una fase della vita piena di intensi conflitti, indubbiamente una crisi, ma normativa cioè risolutoria. In altre parole è una fase della vita in cui si mettono a posto tante questioni «irrisolte» della nostra infanzia. Insomma,  se non ci fosse… bisognerebbe inventarla! Già qualche articolo fa si è spiegato che, secondo Sigmund Freud, il papà della psicoanalisi, fino ai 5 anni circa i genitori vengono idealizzati: sono meravigliosi, sono belli, bravi, sono i nostri eroi! Da parte loro, i bambini ubbidiscono agli adulti e da questo i genitori ricevono continue conferme al loro modo di fare. Quante gratificazioni! Anche per questo i bambini sono teneri e belli: ci contestano poco! Con l’ingresso nel mondo della scuola si inizia a prestare attenzione anche a ciò che è oltre la propria famiglia ed ecco che compare sulla scena l’amicizia, le relazioni con i coetanei (dello stesso sesso e non), arrivano altri adulti (gli insegnanti, i genitori degli amichetti….), nuovi modelli di identificazione (cioè nuovi punti di riferimento per lo sviluppo dell’identità, del «Io sono»…). Dai 7-8 anni il corpo cambia ma oltre alla tempesta ormonale, oltre a sconvolgimenti fisici cambia contemporaneamente la psiche: cambia  cioè il modo di fare esperienza, di pensare, di valutare… I bambini dunque non sono più concentrati solo su mamma e papà ma su se stessi. Diventano via via più suscettibili, chiusi, arroganti, generalmente. Perché?  Man mano che si cresce si acquisisce maggiore autonomia dai genitori (processo di individuazione) e non ci si percepisce più tutt’ uno con loro ma con confini propri, distinti. Nel momento in cui ciò avviene, sempre secondo la spiegazione freudiana, i bambini sperimentano un vero lutto perché «perdono» i genitori dell’infanzia e perdono anche parte del loro essere infanti, con tutto ciò che essere bambini implica: dobbiamo provare ad immedesimarci in questa delicata situazione poiché ciò che accade è pazzesco per il bambino: a 7 anni generalmente non si passa il 80% del tempo tra le braccia della mamma, non si sente più il calore, rassicurante, del suo corpo con l’allattamento, non si è mica ricoperti delle stesse attenzioni come fino a soli due, tre anni prima?!! Ecco perchè nella preadolescenza i bambini sono incavolati e questa rabbia cresce finchè tra i 12-13 anni e i 16 scoppia l’inferno: i propri genitori sono i peggiori che potessero capitare. Ricordo che in consulenza avevo un ragazzo di 16 anni, casertano  e i suoi genitori. Il clima era molto teso avevo passato 30 dei 40 minuti a disposizione a creare le condizioni minime per non farli picchiare; ad un certo punto sul finire dell’incontro il ragazzo mi disse,  in dialetto: «Dotto’, ma è sicuro che chisti  dduie so’ genitori a me??». Ed io, per sdrammatizzare non mi trattenni dal ridere, in verità tutti e quattro ci facemmo una bella risata, finalmente, e chiusi la seduta domandandogli: «Hai delle foto?». Lui sorrise, e mi disse: «Aggie capito, dotto’!». Si dice che gli adolescenti vanno capiti, sono d’accordo… a metà. Continueremo la prossima settimana.

Stateve bbun!                      

Michela Silvestri, psicologa