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Peschici – Due gli indagati ma non sono i piromani

La procura di Lucera aveva gia iscritto come indagato un dipendente dell'Anas che, secondo la denuncia d'un turista, non sarebbe intervenuto per spegnere un focolaio e non avrebbe dato l'allarme. Ora c'è un secondo indagato, il proprietario di un fondo in cui si sarebbero sviluppate le fiamme. Ma lui nega e si difende: s'è rotta la pompa.

Ieri la procura di Lucera aveva gia iscritto come indagato un dipendente dell’Anas che, secondo la denuncia di un turista, non sarebbe intervenuto per spegnere un focolaio di incendio e non avrebbe fatto nulla per dare l’allarme. Così come nel caso del nuovo indagato di cui si appreso oggi, non si tratterebbe dei presunti responsabili dell’incendio (doloso o colposo che sia) ma di persone che, con la loro condotta, non avrebbero impedito alle fiamme di propagarsi divenendo responsabili anche loro in modo colposo dei reati su cui indaga la procura: incendio boschivo, omicidio e lesioni plurime. Nel caso del secondo indagato, presumibilmente il proprietario di in fondo in cui si sarebbero sviluppate le fiamme, il reato di incendio boschivo colposo fa riferimento ad un articolo del Dpr 412/2007 in cui viene “fatto obbligo ai proprietari, ai conduttori, Enti Pubblici e privati titolari della gestione, manutenzione e conservazione dei boschi, entro il primo giugno 2007, di eseguire l’apertura, il ripristino, la ripulitura ed il diserbo dei viali parafuoco, in particolare lungo le linee di confine a contatto con strade, autostrade, ferrovie e terreni seminativi, pascolivi, incolti e cespugliati”.
Ma questo secondo indagato si difende e ricorda così i primi momenti dell’incendio che ha devastato parte del Gargano uccidendo tre persone: “Il fuoco era piccolissimo, si sarebbe potuto spegnere con i piedi, se non ci fosse stato quel vento e quella temperatura… e poi si è anche rotta la pompa degli operai che sono arrivati dopo che abbiamo chiamato il 115”.
Il fondo, che si estende per circa 5.000 metri quadrati, è stato posto sotto sequestro ieri da personale del Niab, il nucleo investigativo antincendi boschivo del Corpo Forestale dello Stato. E l’uomo, che è comproprietario, potrebbe essere uno dei due iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Lucera per incendio boschivo colposo, omicidio e lesioni plurime colpose.
Visibilmente preoccupato e in ansia per quanto accaduto e per la possibilità di essere indagato, l’uomo racconta che ad avvertirlo del fuoco è stata una sua parente che ha contemporaneamente avvertito il 115. “Mi trovavo da tutt'altra parte – dice – e mi sono precipitato. Quando sono arrivato il fuoco era piccolo e se avessimo avuto aiuto non sarebbe successo niente”. “Ma il problema – aggiunge – è stato che quando sono arrivati gli operai con la pompa hanno spruzzato un pò d’acqua e poi la pompa è andata in avaria. Siamo così rimasti solo noi a spegnere le fiamme con le frasche”.
L'uomo precisa anche che il fondo non era affatto degradato:
“l'uliveto era stato potato tre anni fa e anche il terreno era tenuto pulito anche perchè viene usato per il pascolo”. Il fondo è anche circondato da strade – dice – ma con questo vento le fiamme hanno superato qualsiasi strada. E’ tremendo quello che è successo, ma io mi sento con la coscienza pulita”.