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Regione Puglia: attaccato Tedesco

L'assessore regionale alla Sanità preso di mira dal Centrodestra per un eventuale conflitto di interessi: ha parenti che si occupano di produzione e vendita di materiale sanitario

La seduta di Consiglio regionale del 9 ottobre prossimo deve aprirsi con una informativa urgente del Presidente Vendola sul conflitto di interessi dell’assessore regionale alla Sanità, Tedesco, denunciato nei giorni scorsi da L’Italia dei Valori. Lo chiede tutta l’opposizione di centrodestra con una lettera inviata al Presidente del Consiglio e a quello della Giunta e presentata questa mattina in una conferenza stampa. I capigruppo di Forza Italia, Rocco Palese; Alleanza nazionale, Michele Saccomanno; Udc federata, Angelo Cera; La Puglia Prima di Tutto, Francesco Damone; L’Italia di Mezzo Ignazio Zullo; il consigliere del Gruppo Misto, Giammarco Surico, nella lettera richiamano le denunce del coordinatore regionale del partito di Di Pietro, Pierfelice Zazzera, in merito ad alcune aziende intestate a parenti dell’assessore Tedesco e che si occupano di produzione e vendita di materiale sanitario. «L'assenza totale di controllo della spesa sanitaria regionale – ha detto Palese – viene denunciata da noi ormai da quasi tre anni e ora un partito di maggioranza che sostiene questo Governo regionale rilancia e circostanzia le accuse con un documento che certamente mette la parola «fine» alle favole della Puglia Migliore del presidente Vendola. Finora abbiamo cercato con ogni mezzo di proporre soluzioni a questo problema, come per esempio con un nostro emendamento più volte sottoposto all’approvazione in Commissione e in Consiglio e sempre bocciato, con cui si proponeva di istituire comitati di sorveglianza presso le Asl per controllare tutte le spese, composti da rappresentanti della Magistratura, della Corte dei Conti, della Guardia di Finanza, del tribunale del malato. Evidentemente non c'era la reale volontà politica di controllare».

Secondo Saccomanno «va fugato ogni dubbio sull'operato del Governo e dell’assessore. Siamo certi che nessuno abbia rubato nulla ma abbiamo il dovere di chiarire il conflitto di interessi dell’assessore e di sapere se c'è stata e qual è stata la progressione economica di queste aziende negli ultimi due anni e mezzo. Non deve esistere ombra di dubbio sulla moglie di Cesare, spero che il Presidente Vendola capisca che c'è una vera questione morale non perchè qualcuno ruba ma perchè non appariamo quel che dovremmo essere. Se si insinua un dubbio all’origine, nella gestione centrale della sanità pugliese, , figuratevi quale anarchia può generarsi nelle gestioni periferiche. Non mettiamo in discussione il diritto dei figli dell’assessore di continuare a lavorare, ma a questo punto è in discussione il diritto di Tedesco di continuare a fare l’assessore se la situazione resta questa». Gli ha fatto eco Angelo Cera: «Vorremmo sapere come si sente Catone – Vendola in merito a questa vicenda. Si parla di scandali della Pet mobile di Bari mentre lui promette elemosine ai foggiani dicendo che prima o poi arriverà una Pet anche agli Ospedali Riuniti; siamo dinanzi a denunce di conflitti di interessi dell’assessore e quindi Vendola deve prendere atto che quelle ombre fosche cui più volte ha fatto riferimento, le ha al suo interno e nella sua gestione. Non ci interessano sermoni in Consiglio, si presentino con i bilanci e con i numeri». Surico ha aggiunto: «Non vogliamo risposte politiche ma i fatturati delle aziende che, se non c'è nulla da nascondere, devono essere portati in Consiglio regionale anche a tutela dell’immagine dell’assessore. Chiediamo i rendiconti non solo delle aziende sanitarie pubbliche ma anche dei privati. Se non li avremo in Consiglio li chiederemo facendo appello ai diritti e alle prerogative dei consiglieri regionali previsti dallo Statuto della Regione». Infine Damone: «Il conflitto è politico oltre che di interessi. L’Italia dei Valori sostiene questa maggioranza e oggi le denunce vengono dall’interno. La sanità in Puglia è gestita male e da persone sbagliate. Non possiamo accettare che un cattedratico come il Prof. Fiore sia il deus ex machina del sistema sanitario».