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Sul Gargano la commissione Agricoltura per conoscere gli agrumeti di Vico, Ischitella, Rodi

L’obiettivo: presentare una proposta di legge a tutela della specie«Scopriamo un patrimonio che non conoscevamo. Senza i giardini di agrumi sarebbe un paese senza volto». Il presidente della Commis­sione agricoltura della Ca­mera, Marco Lion, ha sin­tetizzato così il patrimonio agrumario del Gargano, con­centrato in circa cinquecento ettari tra Ischitella-Rodi Gar­ganico-Vico del Gargano, al termi­ne della "due gior­ni" che i compo­nenti della Com­missione hanno trascorso a Vico del Gargano per­correndo in lungo e largo il suo ter­ritorio scoprendo, così, una risorsa di inestimabile valo­re che va salva­guardato e valoriz­zato. Una "due gior­ni" intensa della delegazione parla­mentare (compo­sta da Marco Lion, Claudio Maderlo­ni, Leonardo Mar­tinello, Giuseppi­na Servodio, Paola Siviero), vissuta con la curiosità di chi scopre una realtà unica. «Un piccolo mondo fatto di fatica e sopravvivenza, quasi al crepuscolo dopo una lunga storia di operosità e vita», ha detto Lion. La presenza della Commis­sione sul Gargano era fina­lizzata a mettere insieme tutti quegli elementi a supporto della proposta di legge che, una volta approvata, farà sì che gli agrumeti del Gargano possano continuare a rappre­sentare una sorta di icona da esportare, recuperando un'antica tradizione le cui ra­dici s'allungano fino ai primi anni del secolo scorso. Legge che, per il suo re­latore, Claudio Maderloni, «tocca taluni aspetti della fa­tica e della conservazione di un patrimonio ambientale e paesaggistico prezioso ed uni­ce. E che trasforma – aggiunge – il valore territoriale degli agrumi, un bene nazionale da conservare ed ampliare». L'iter legislativo è a buon punto avendo già ottenuto i pareri di quasi tutte le com­missioni, si attende solo quel­lo della Commissione Bilan­cio. Conservazione e recupero degli agrumeti, dunque, come fattore di stabilizzazione am­bientale e difesa paesaggisti­ca. In tale contesto, i giardini di agrumi del Gargano con­servano una grande valenza storica ed ambientale proprio per la loro coltivazione a "giardino". La legge sarà dotata di un fondo di sostegno che prevede la somma di dieci euro per albero di agrume, in regime di coltivazione e produzione, per la durata di tre anni. Mentre sarà sostenuto il re­cupero dei giardini abban­donati con cento euro per albero. Anche da parte della Re­gione c'è molta attenzione – come ha spiegato Granatiero dell'Ispettorato agrario – il quale ha garantito che qual­siasi intervento sarà rispet­toso dell'unicità dei luoghi e dei prodotti. «Valore cultu­rale ed economico – ha detto da parte sua il presidente dell'Ente parco nazionale del Gargano, Giandiego Gatta – che devono andare di pari passo per raggiungere risul­tati di eccellenza». Gatta ha inoltre ricordato che il Parco del Gargano è quello con più presidi gastro­nomici, ma che non ha ancora superato il gap negativo rap­presentato dalla loro dimen­sione che non consente di affrontare le sfide dei grandi mercati. Le conclusioni del sindaco di Vico del Gargano, Luigi Damiani, secondo il quale «ci troviamo di fronte ad una proposta di legge che vuole fermare il lento degrado ed abbandono. Occorre salvare umpaesaggio agricolo, soste­nere una economia appena sufficiente che tende una ma­no ad una agricoltura non facile fatta di fatica e disagio. Un paesaggio ha aggiunto Damiani – che, nello stesso momento, mantiene un pae­saggio straordinario che la legge trasforma in bene na­zionale». Un percorso, dunque, che deve trovare nella sinergia tra Consorzi di Tutela, Co­muni, Regione, la risposta ai bisogni di un territorio che vuole uscire dall'anonimato per proporsi in un mercato che, sempre più, richiede pro­dotti di nicchia e di qualità. Ricordiamo che gli agrumi garganici hanno già ricevuto un importante riconoscimen­to. Il "Limone Femminello", l'arancia "Duretta" e "Bion­do" hanno avuto dall'Unione europea il riconoscimento dell'Igp, (Indicazione geogra­fica protetta), entrando così a far parte del "club" degli oltre 160 prodotti italiani che pos­sono fregiarsi del titolo della denominazione di origine controllata dell'Unione Euro­pea.
Francesco Mastropaolo