Menu Chiudi

“Il ridimensionamento? alcuni vincoli hanno reso fasulli alcuni aspetti delle delimitazioni”

L'ex sindaco di Vieste, Mimì Spina Diana, risponde così al quotidiano L'Attacco. Ribadendo che tutela e sviluppo devono andare a braccetto.
Finalmente qualcuno ammette che c’è un piano di ridimensionamento per i confini del Parco nazionale del Gargano. A parlare apertamente a L’Attacco di questa storia sono Luigi Vaira, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Vieste, e Domenico Spina, storico sindaco di Vieste. Quest’ultimo con tutta franchezza e si tranquillità spiega il piano di ridimensionamento proposto dalla sua amministrazione e i motivi che hanno spinto a questa decisone. “Ho dato sempre il mio parere negativo in merito, perché si vanno a toccare alcune aree della zona 1, quella con i siti di interesse comunitario-dice invece Luigi Vaira- Comunque non ci sono stati sviluppi e risposte dal Ministero in merito alla limitazione del perimetro del Parco. D’altronde, a mio parere, era palese che il Ministero dell’Ambiente non potesse approvare un simile progetto- e sottolinea- Poi c’è da dire anche che su queste scelte hanno influito molto le pressioni dei cacciatori. E non escludo che dal Parco i vari Comuni stanno sfuggendo dal Parco per insoddisfazione, perché davvero pochi sono stati i benefici per il Territorio, che anzi è stato influenzato(positivamente e negativamente) solo da vincoli.
Ma è vero che durante la sua legislatura è stato avanzato ed approvato un piano di ridimensionamento del Parco, ed eravate in prima fila con Monte Sant’Angelo, Mattinata e S. Giovanni Rotondo?
Si è tutto vero, ma alla base ci sono problemi seri che possono pregiudicare il futuro del nostro Territorio. Il comune di Vieste fu il primo nel 1993 a mettere tutto il proprio territorio a disposizione del Parco, anche perché l’allora dirigente del Ministero dell’ambiente Agricola, assicurò che non tutte le aree avrebbero avuto l’intangibilità assoluta.
E questa situazione come si è sviluppata nel corso degli anni?
Alcuni vincoli regionali hanno reso fasulli alcuni aspetti delle delimitazioni, perché in zona A sono stati messi luoghi di nessun valore storico, ed invece sono rimasti fuori le magnifiche grotte di San Nicola. Insomma cose inspiegabili. La delimitazione venne fatta anche con parametri ministeriali che non volevano un ritagliano del Territorio a zig-zag, ma compatto. E poi hanno influito molto i pareri dei cacciatori, che volevano salvaguardare i loro interessi.
Lei che idea personale si è fatto in merito?
Innanzitutto che tutela e sviluppo devono andare a braccetto. Il territorio si studia in base alle esigenze del Territorio stesso. A causa di tutti questi vincoli la zona non si è sviluppata e manifestiamo evidenti lacune, come la mancanza di un sito di discarica moderna. Se resteremo in queste condizioni tra qualche anno faremo i conti con una seconda Napoli. Noi all’epoca facemmo quella delibera anche per il bene del nostro Territorio, ma vedo che ora è tutto fermo, e all’attuale amministrazione non importa la questione, tant’è che non se ne è mai occupata. Non so a che punto è questa nostra iniziativa, perché ha un iter molto complesso. Comunque noto che non c’è coesione nell’amministrazione del Parco, ognuno rema dalla propria parte. Qualche anno fa preparai un pacchetto per un nuovo sviluppo del Parco, per dare nuova linfa vitale. Era un progetto ambizioso, valido ed innovativo, ma nessuno mai ci ha dato risposte, neanche una comunicazione dell’avvenuta lettura.
Matteo Palumbo