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L’Italia ostaggio della classe politica

 A dichiararlo il presidente dell’Eurispes, Gianmaria Fara presentando il «Rapporto Italia 2008» e toccando il tema dell’attuale situazione politica. «Siamo di fronte ad una classe politica – ha continuato – che aumenta il proprio potere e la propria capacità di controllo società in termini inversamente proporzionali su autorevolezza, credibilità e consenso.
«L'Italia è un paese in ostaggio. Un paese ormai prigioniero della propria classe politica che ha steso sulla società una rete a trame sempre più fitte impedendone ogni movimento, ogni possibilità di azione, ogni desiderio di cambiamento e di modernità, riducendo progressivamente gli spazi di democrazia e mortificando le vocazioni, i talenti, i meriti, le attese, le aspirazioni di milioni di cittadini». Lo ha detto il presidente dell’Eurispes, Gianmaria Fara presentando il «Rapporto Italia 2008» e toccando il tema dell’attuale situazione politica. «Siamo di fronte ad una classe politica – ha continuato – che aumenta il proprio potere e la propria capacità di controllo società in termini inversamente proporzionali su autorevolezza, credibilità e consenso. Tanto più essa perde di considerazione nel giudizio dei cittadini, tanto più estende il proprio potere. Tanto più cresce il desiderio di partecipazione e di buona politica nella società, tanto più essa diventa autoreferenziale, separata, indifferente. A sua volta la politica stessa è diventata ostaggio. Tanto è forte e invasiva nella società, tanto è prona e remissiva nei confronti dei poteri forti, della finanza, delle banche, delle assicurazioni, delle grandi agenzie di rating, del sistema della comunicazione dell’informazione, delle mille corporazioni che caratterizzano la storia e i percorsi del nostro Paese».
Secondo il presidente di Eurispes, «accade che una coppia dopo una vita passata insieme veda pian piano il sentimento affievolirsi e l’amore trasformarsi in fredda indifferenza. È il caso della coppia Governo-Paese che ha prodotto nell’ultimo periodo un’interessante novità: quella di un Paese senza Governo e di un Governo senza Paese. Potrebbe sembrare un gioco di parole, ma non lo è. Il Governo, rinchiuso nei suoi palazzi, assorbito dalle liti e dalle lotte di potere, non ascolta il Paese che invece aspetta un segno, un’indicazione che non arriva». Se la cattiva politica tiene in ostaggio – continua l'analisi di Fara – la società è anche vero che questa, almeno in parte, ha finito per adattarsi al ruolo. «La società si è progressivamente adeguata alle regole e ai meccanismi imposti dalla politica. Hanno trovato quindi una nuova modalità di incontro e di scambio ispirata alla logica del laissez faire e prevedono appunto la possibilità che lo Stato affermi retoricamente i propri principi e richiami all’osservanza delle regole e i cittadini possano silenziosamente disattenderli ed aggirarli».
Una cosa appare ormai certa secondo l'analisi dell’Eurispes: il nostro sistema economico e produttivo «da solo, non è oggi né lo sarà nel prossimo futuro in grado di far ripartire il Paese. Forse la nostra posizione – continua Fara – potrà apparire antistorica e superata, ma abbiamo la convinzione che solo attraverso una nuova assunzione di responsabilità della 'mano pubblica' l'economia italiana si possa rimettere in moto. Nel corso di questi ultimi anni abbiamo criticato spesso la classe politica per almeno tre motivi: il ritardo nel prendere atto della realtà e dei cambiamenti economici e sociali, l’eccessiva litigiosità e l’abitudine di considerare gli avversari politici come nemici da distruggere, la mancanza di metodo e di strategia nell’individuare e nell’affrontare i problemi. Siamo però convinti che di fronte alle grandi emergenze e alle questioni che riguardano il futuro del Paese e di tutti gli italiani, le forze politiche possono trovare una linea di coesione e una forte unità di intenti. Per prendere esempio basterebbe osservare il comportamento dei nostri vicini di casa europei che riescono a superare contrasti e divisioni quando sono in gioco gli interessi vitali dell’intera comunità. Gli italiani non potrebbero che apprezzare».