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Incontro a Roma allo CSER sulle politiche migratorie italiane di ieri e di oggi

"Le politiche migratorie italiane, ieri ed oggi. Strategie e problemi a confronto". "Le politiche dell’immigrazione in Italia dall’Unità ad oggi". I due libri presentati a Roma dal presidente del Centro Studi Emigrazioni Lorenzo Prencipe.

Nell’ambito degli incontri "LetturEdialoghi al Cser" si è
svolto, presso la sede del Centro Studi Emigrazione di Roma, il
convegno "Le politiche migratorie italiane, ieri ed oggi. Strategie e
problemi a confronto". Nel corso dell’incontro sono state presentati
due libri dedicati alle politiche migratorie. Il primo, dal titolo
"Lavoro in movimento. L’emigrazione italiana in Europa (1945-57), è
stato redatto dal vincitore del premio "Altreitalie" 2007 Michele
Colucci. La pubblicazione, edita dalla "Donzelli Editore", esplora,
dal punto di vista legislativo ed umano, la ripresa della diaspora
italiana nel secondo dopoguerra. Una realtà migratoria, non ancora
adeguatamente studiata, che appare caratterizzata dai rigidi
meccanismi dell’emigrazione assistita, dai drammi della clandestinità
e dalla scarsa attenzione delle istituzioni italiane per il destino
dei migranti.

Il secondo libro "Le politiche dell’immigrazione in Italia
dall’Unità ad oggi", scritto dal dirigente della Presidenza del
Consiglio Luca Einaudi ed edito da Laterza, cerca invece di
approfondire le dinamiche migratorie che alimentano la crescente
presenza degli immigrati in Italia. Un flusso sempre più imponente,
dovuto solo in parte alle esigenze economiche e lavorative italiane,
che deve la sua crescita esponenziale, secondo l’autore, al meccanismo
delle catene familiari. Una dinamica che porta l’immigrato ad
allargare la propria cerchia parentale ben al di quella prevista dal
ricongiungimento familiare formale.

La presentazione dei libri è stata introdotta dal presidente del
Centro Studi Emigrazione di Roma Lorenzo Prencipe che ha ricordato
come il binomio sicurezza-immigrazione, uno dei temi forti della
recente campagna elettorale, sia basato su di una percezione di
insicurezza da parte dei cittadini, spesso lontana dalla realtà dei
fatti, che non può essere superata con la lotta all’immigrazione ed ai
Rom. Al contrario, vedere l’immigrazione come una minaccia da cui
difendersi non fa altro, secondo Prencipe, che accrescere la
diffidenza verso lo straniero e aumentare la precarietà della presenza
immigrata. Il presidente dello Cser, dopo aver auspicato l’adozione in
Italia di politiche migratorie di ingresso e d’integrazione non
restrittive, ha ricordato come nel secondo dopoguerra la gestione
europea delle migrazioni abbia posto in rilievo una visione puramente
economica del fenomeno, privilegiando interventi legati ad esigenze di
breve e medio periodo. Una lettura limitata di questa realtà in
movimento che ha orientato anche le scelte dell’Italia
sull’emigrazione dei nostri connazionali e sull’odierna immigrazione.

"Lo studio dell’emigrazione – ha detto Enrico Pugliese, direttore
dell’Istituto di ricerca sulla popolazione e le politiche sociali del
Cnr – ci aiuta a comprendere i meccanismi dell’immigrazione, ma anche
l’odierna presenza in Italia degli stranieri ci fa leggere in un
quadro più sofisticato la diaspora dei nostri connazionali all’estero.
Il problema esplosivo della seconda generazione di immigrati e dei
loro risultati scolastici, – ha aggiunto Pugliese – ci fa ricordare
come ancora oggi la terza generazione degli italiani in Germania
ottenga dei pessimi risultati scolastici. Bisogna inoltre capire che
l’immigrato va visto da due lati, ovvero in riferimento a cosa sta
succedendo nel paese d’origine e alla sua situazione nel paese di
residenza"

Pugliese ha evidenziato come il libro di Colucci che narra la vicende
di una diaspora ricca di sofferenza ed emancipazione, dia opportuna
collocazione storica ad aspetti poco noti, mostri il continuo
movimento spontaneo o assistito della popolazione italiana e documenti
l’inadeguatezza nel dopoguerra degli strumenti di politica migratoria
per gli emigrati italiani, soprattutto per quanto riguarda il rientro
in patria dei connazionali, la politica sindacale ed il welfare. Per
quanto riguarda l’altro libro scritto da Einaudi, Pugliese ha chiesto
chiarimenti sulla valutazione ivi contenuta che retrodata agli anni 60
l’inizio dell’immigrazione in Italia.

"Mi sono accorto – ha affermato Michele Colucci – che studiare i
flussi migratori di quegli anni significa analizzare il lavoro delle
istituzioni italiane che in quel periodo hanno pianificato la nostra
emigrazione. L’Italia nel secondo dopoguerra – ha aggiunto – si
trovava di fronte al fenomeno della disoccupazione di massa. In questo
contesto l’emigrazione veniva quindi vista come valvola di sfogo ed
era gestita dallo Stato italiano. E’ in questi anni che emerge un’idea
limitata della politica migratoria, dove la diaspora diviene un modo
per affrontare emergenze sociali, economiche e di politica estera. La
politica migratoria diviene un "rubinetto" da aprire e chiudere a
seconda dei casi, ignorando gli altri fenomeni da governare come la
politica sociale e la formazione professionale. Questo sistema,
caratterizzato dall’incapacità di pianificare interventi su lungo
periodo, viene utilizzato ancora oggi per la gestione
dell’immigrazione".

"Nel mio libro – ha spiegato Luca Einaudi rispondendo al quesito
sollevato da Pugliese – ho sostenuto che l’immigrazione ha mosso i
primi passi in Italia negli anni 60. In quel periodo sono infatti
apparsi nel nostro paese i primi immigrati – un’avanguardia di
studenti stranieri era già arrivata negli anni 50 – appartenenti ad
esempio alla categoria delle lavoratrici domestiche. Questo ci fa
capire come in Italia per un certo periodo vi fu una ‘convivenza’ fra
l’emigrazione di massa e un’immigrazione dall’estero, stimolata da
specifici meccanismi economici e politici, che si sviluppò
nell’incomprensione totale del fenomeno da parte delle autorità
italiane. Per quanto riguarda l’attualità – ha proseguito l’autore –
con il mio studio ho raggiunto la convinzione che non arriveranno a
breve politiche durature per l’immigrazione, credo però che per gli
immigrati economici si potranno ridurre le oscillazioni delle
politiche dovute al cambiamento delle maggioranze di governo".

Ferruccio Pastore, vice direttore del Centro Studi di Politica
Internazionale (CESPI), ha evidenziato come a tutt’oggi siano in
crescita nel nostro paese sia le conoscenze scientifiche e statistiche
sull’immigrazione e l’emigrazione, sia le informazioni giornalistiche
di servizio relative a questi due fenomeni. "Dal libro di Michele
Colucci – ha puntualizzato Pastore – emerge una visione strategica di
quel periodo storico, in cui gli accordi di lavoro stipulati per gli
emigrati italiani avevano caratteristiche ‘paraschiavistiche’. Un
complesso quadro migratorio dove però, a differenza di quanto accade
oggi per gli immigrati, vi era la consapevolezza dell’importanza delle
politiche migratorie e una certa cooperazione fra le varie forze
politiche, nel nome del bene comune dell’emigrato". Per quanto
concerne il libro di Einaudi Pastore ha sottolineato come questa
pubblicazione racconti la reazione unilaterale del sistema politico
italiano alla sfida dell’immigrazione. Uno sguardo a senso unico che
caratterizza anche le ricerche scientifiche sugli stranieri nel nostro
paese. Indagini che, per il dirigente del CESPI, spesso vengono
condotte in Italia senza tenere conto dei contesti di origine degli
immigrati e delle politiche migratorie dei loro paesi di
provenienza.(Goffredo Morgia – Inform)