Da oggi a Vico del Gargano una mostra sul designatore a vent’anni dalla scomparsa. Quando un designatore di fumetti finisce in un’enciclopedia è un buon segno, il riconoscimento di un’arte troppo a lungo considerata minore. E, in qualche modo, serve a raccontarne la vita in breve: «Andrea Pazienza, nato a San Benedetto del Tronto nel 1956 e morto a Montepulciano nel 1988, esordì nel 1977 su Linus con Le straordinarie avventure di Pentothal dove tratteggiava con verve grottesca e dissacrante il malessere giovanile degli Anni Settanta. Creatore del personaggio di Zanardi collaborò fino alla precoce scomparsa a riviste quali Cannibale,Frtgidaire, Corto Maltese, II Male». Certo è che, comunque, quello che è stato Andrea Pazienza (la sua complessità, la sua fragilità, il suo talento) non si può davvero concentrare in poche parole. A dimostrarlo arrivano ora, proprio nel ventennale della sua scomparsa, queste vite imPazienti ideate da Michele Francesco Afferrante e Filippo Mauceri (www.fuoriporta.info). Dietro cui si nascondono una grande mostra e tutta una serie di manifestazioni in programma a partire da oggi tra Vico del Gargano e San Menaio, luoghi che gli furono assai vicini «per elezione» e per origini. Al centro di tutto ci sarà la mostra «Una estate. Sant Mnà, spiagge contigue e le altre bellezze del Gargano» allestita nel Palazzo della Bella di Vico del Gargano e curata da Mariella e Michele Pazienza (da oggi fino al 24 agosto, tutti i giorni dalle 18 alle 24, ingresso gratuito). Una mostra che propone tavole originali delle storie che Andrea ha ambientato sul Gargano (da Il partigiano al Perché delle anatre) e un ricchissimo corredo di quadri, bozzetti, tanti disegni inediti. Ad accompagnare il percorso ci sono poi le foto scattate dal padre Enrico e dagli amici Vanni Natola e Gino Nardella mentre per l’occasione la Fandango pubblica un lîbro-catalogo (con lo stesso titolo dell’esposizione (pp. 144, €25, in libreria a partire dal 24 luglio). Il disegnatore del manifesto della Città delle donne di Fellini (ricorda Roberto Benigni: «con Federico parlavamo spesso di lui») viene così ricordato per la sua arte che nasceva da una costante volontà di confrontarsi con tutti i materiali e i generi espressivi. Una complessità ben sintetizzata da Pier Vittorio Tondelli: «Andrea riuscì a rappresentare il destino, le astrazioni, la follia, la genialità, la miseria, la disperazione di una generazione che solo sbrigativamente può essere chiamata quella del ’77».