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Ecomusei e Cultura a Carpino si discute del futuro del Gargano nell’Unesco

Carpino si interroga sul senso e sul modo di condurre cultura nei territori decentrati. Dopo la Tavola Rotonda dello scorso 4 agosto per l’inserimento dei beni immateriali garganici nel patrimonio dell’Unesco, che ha aperto l’edizione 2008 della kermesse, sul sito dell’Associazione Carpino Folk Festival sono già attivi i forum tematici per continuare ad interagire e dibattere sulla gestione degli intangibles culturali del Gargano e su come essi possano essere tutelati. Giuseppe Torre del comitato nazionale per la promozione del patrimonio immateriale, segue in tutto il mondo il confronto i la valorizzazione delle espressioni intangibili della cultura di luoghi interni e meno battuti dai percorsi turistici di massa. “L’Associazione del Carpino Folk Festival si è dimostrata interessata al rispetto dei beni e alle aspettative di sviluppo del territorio e sono stati loro stessi a contattarci – dichiara Giuseppe Torre all’Attacco- il processo naturale per sedimentare certi concetti è abbastanza lento, ma sono arrivati dei segnali importanti. Noi crediamo ci sia una fortissima
riflessione su come gestire gli eventi culturali in Puglia. Stiamo arrivando al capolinea. Il dibattito a livello internazionale va verso le rete degli ecomusei, come nella provincia di Trento. In
Cina e in tutto l’Oriente stanno lavorando per qualificare il turismo. In Italia siamo, invece, ancora in ritardo. Abbiamo difficoltà a coinvolgere le amministrazioni locali. Gli ecomusei e la tutela del paesaggio, altrove, riesce ad attirare un turismo intelligente, colto e attento, non di massa. Un turismo che è anche più ricco, appassionato, adatto alle zone interne, e che tende a rilasciare risorse in più rispetto ai villeggianti marittimi. Basterebbe andare in Trentino e replicare le relazioni virtuose tra ambiente e cultura. Gli studi dell’Unesco sui beni immateriali si avvalgono di decine di panel di esperti, ma mal nessuna amministrazione locale ha pensato di chiedere una collaborazione,forse perché tutti i contributi presenti sul sito sono in lingua”. Qual è l’idea di chi guarda all’immaterialità della cultura? “Il nostro intento è valorizzare in modo sostenibile un territorio staordinario, totalmente sottodimensionato evidenzia deciso Giuseppe Torre- Se noi pensiamo che nell’ultimo documento regionale alla voce cultura non c’è nessun approfondimento e non viene presa in considerazione alcuna iniziativa o prospettiva di sviluppo, capiamo che le scelte politiche sono strane. E anomalo come comportamento. Per di più siamo di fronte a dei finanziamenti corposi e non certo a pochi spiccioli, ma non c’è la volontà di attivare i canali adeguati. Basterebbe coinvolgere l’Università, le cattedre di beni antropologici, gli studiosi di demoantropologia. Non si capisce perché le amministrazioni non chiedano. Anche a Foggia, all’Università c’è un fior fior di cattedre sull’argomento. La professoressa Resta, ad esempio, che il 4 agosto era a Carpino, ha detto che tante ricerche se le paga da sé. Non c’è un posto nell’inventario dei beni. Eppure lo sviluppo deriva soltanto dalla cultura e da come essa si trasmetta all’esterno. Non stiamo affatto investendo sulla cultura pur avendone da vendere. L’Italia da sola possiede l’80% del patrimonio immateriale di tutto il mondo. Non ha senso. Siamo stupefatti”. In tal senso, invece, l’Associazione Carpino Folk Festival, ha individuato un cambiamento di rotta. ‘Io credo che l’associazione abbia segnato una strada. Il Festival è sicuramente l’evento più visibile del Gargano. L’idea di inserire la cultura di Carpino nel patrimonio dell’Unesco è partita da loro. Ed è un segnale culturale importante. I segnali di reazione sono lunghi, ma stiamo continuando a dialogare. Certo non possiamo costringere la gente a vedere le cose come noi vorremmo”.

Antonello Soccio