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Vieste – MARCIAPIEDI O PISTE DI PATTINAGGIO?

 

Servirà prendere lezioni di pattinaggio o di hockey su ghiaccio per salvaguardarsi dal rischio di cadere ad ogni piè sospinto sui marciapiedi delle principali vie cittadine di Vieste. Non si capisce se per logorio o per pessima scelta dei materiali di pavimentazione anni addietro operata, ma passeggiare in lungo e in largo sui corsi principali del centro abitato è materia che offre ai bookmakers ampia possibilità di scommettere sul «cadrà o non cadrà?».

Sì, perché è alto il rischio di cadere rovinosamente a terra, riportando danni fisici di svariata entità e di doversi prenotare per snervanti visite dall’ortopedico, alla meno peggio. L’inverosimile inconveniente riguarda le principali vie cittadine. Un esempio su tutti? I marciapiedi su ambo i lati di corso Lorenzo Fazzini, Viale Marinai d’Italia e via Giovanni XXIII. Un terno a lotto percorrerli in alcuni giorni.

Basta una giornata piovosa o peggio ancora umida (assai ricorrenti nel corso del semestre freddo) per costringere anche il più atletico dei pedoni a ricorrere a espedienti da trapezista da circo per evitare di scivolare e cadere rovinosamente a terra. Anzi è d’obbligo il «seguire attentamente le avvertenze» sul tipo di scarpe da calzare. Meglio quelle da alpinista, che una liscia tipo mocassino. E’ sempre la stessa storia: si predispongono lavori di arredo urbano, senza una oculata e complessiva valutazione di elementari norme di sicurezza e di salvaguardia della pubblica incolumità. Passa così poco tempo ed è tutto un interrogarsi sul perché non si è ricorso a quel tipo di pietra o di marmo, piuttosto che a quell’altro. Fosse solo questo e non è certo poco. Quelle stesse pavimentazioni che costituirono un «molto presunto» fiore all’occhiello della propaganda elettorale delle passate amministrazioni, a distanza di pochi anni sono affette dalla sindrome della «faglia di San Francisco»: lesionate, screpolate a più non posso. Il resto lo fanno chewing gum, cicche di sigarette, mezzi pesanti, insomma la «consistente mole» del solito menefreghismo di tanti cittadini in difetto di senso civico.