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Puglia/ il valzer delle Province Via quella di Bari, nasce la Bat

 La premessa è che regna ancora molta confusione per la non completa conoscenza dei testi «ufficiali». La certezza, invece, è che quanto uscito tempo fa dalla porta adesso rientra dalla finestra. Il Senato, l’altra sera, ha riproposto una «mediazione» per l’abolizione delle Province. Scomparsa ogni ipotesi di cancellazione di tutti gli enti provinciali, e cavalcando l’onda del disegno di legge del federalismo fiscale, Palazzo Madama ha inserito un testo che prevede la scomparsa delle province che «risiedono» nelle nuove otto città metropolitane. Tra queste, dunque, c’è anche Bari che – nel frattempo – si prepara a far nascere (insieme a quella di Foggia) la Sesta Provincia «Bat» (Barletta-Andria- Trani). Evviva la contraddizione. Mentre ci si interroga sul futuro della Provincia di Bari destinata a scomparire per effetto della «città metropolitana », tra qualche mese – di Provincia – ne nascerà un’altra. E per essa sono state già destinate risorse patrimoniali e di personale su cui è iniziato il valzer delle «sponsorizzazioni» politiche per evitare il trasferimento obbligatorio. Il nuovo ente, infatti, avrà una dotazione organica di 234 persone, gran parte delle quali (206) sono dipendenti dell’ente Provincia di Bari. Di queste unità, solo la metà è «volontaria», la restante parte dovrà essere spedita d’uf ficio. Ma torniamo al federalismo. Le modifiche approvate in Senato – e che ora torneranno alla Camera per la seconda lettura – prevedono un referendum consultivo (dunque finalizzato ad «ascoltare» le popolazioni interessate) per l’istituzione delle città metropolitane. In attesa che venga licenziata la Carta delle autonomie locali, il provvedimento approvato dal Senato reca una disciplina transitoria delle Città metropolitane.

L’istituzione vedrà tre proposte: una «partorita» da Comune di Bari e Provincia di Bari; e altre due che vedranno Comune e Provincia impegnati in una bozza da definire con il 50% dei comuni interessati che rappresentino almeno il 50% della popolazione. La proposta, poi, dovrà essere corredata del parere della Regione. La proposta di istituzione dovrà delimitare i confini della città metropolitana di cui faranno parte i comuni proponenti nel rispetto del principio della continuità territoriale. Intanto spuntano i primi interrogativi. Il primo: la città metropolitana comprenderà tutti i comuni? Nel testo «fresco di stampa» uscito dal Senato «il territorio metropolitano (art. 22, co. 2 lett. d) coincide con il territorio di una provincia o di una sua parte e comprende il comune capoluogo». Altra domanda: Come si definirà la governance interna? La risposta arriva dal comma successivo (2, lett. c): «Lo statuto provvisorio della città metropolitana definisce le forme di coordinamento dell’azione complessiva di governo» designando anche un presidente di consiglio provvisorio.
Infine c’è il referendum consultivo che riguarderà tutti i comuni inclusi nella perimetrazione: non è previsto un quorum di validità «se il parere della Regione è favorevole o in mancanza di parere». In caso di parere negativo, invece, il quorum sarà del 30 per cento». Il presidente, Enzo Divella, parla di «delitto». Secondo lui la Città metropolitana non sarà in grado di rappresentare tutti i vari comuni che attualmente fanno parte dell’hinterland escludendo quelli ai margini. Vorrei capire, inoltre, come si intende sostituire il ruolo delle Province».

NICOLA PEPE