Menu Chiudi

Vieste – UN ANNO FA LA SCOMPARSA DI CARLO NOBILE

 

Un anno fa, ci lasciava Carlo Nobile, ex Sindaco di Vieste. Era il 23 febbraio del 2008 quando in una Cattedrale gremitissima fino all’ultimo angolo si celebrarono le esequie di uno tra i protagonisti più amati e rispettati della storia recente della città di Vieste, deceduto a causa di un tumore. Particolare fu anche l’atmosfera di quella giornata; la città assistette all’ultimo saluto a Carlo Nobile avvolta in una fittissima e quanto irreale cappa di nebbia, quasi a voler celare che Vieste stesse per perdere uno dei suoi figli più benvoluti. In effetti Carlo Nobile –per storia personale e per esempio di dedizione alla politica pura – può certamente annoverarsi tra i (tanti) figli prediletti di questa città, ed oggi più che mai il suo contributo dato alla vita politica, amministrativa e culturale di Vieste si riscontra attuale, di straordinario valore e di immancabile richiamo.

Carlo Nobile non ricoprì soltanto la massima carica cittadina nel 1989, ma fu anche assessore al Turismo ed alla Cultura nelle giunte del Sindaco Spina-Diana, Commissario dell’Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo, consigliere dell’Apt di Foggia, Componente del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Gargano; fu inoltre promotore di manifestazioni ed iniziative culturali di notevole pregio e risonanza. Il suo ricordo rimane sempre vivo e la sua ambizione di fare di Vieste una località turistica moderna al passo con i tempi costituisce ispirazione per l’attività di chi gli ha succeduto e gli succederà in quelle cariche da lui ricoperte.
A testimonianza di quanto resta attuale l’apporto di Carlo Nobile alla politica del turismo di questa città,  pubblichiamo stralci di un Suo intervento pronunciato durante  un Convegno Nazionale  del CTA (Consulenti Turistici Associati) sul tema “Turismo e qualità della vita. Territorio e Comunità” tenutosi il 29 giugno 2005 presso il Centro Vacanze Pugnochiuso.

Intervento dell’Assessore al Turismo Carlo Nobile al Convegno Nazionale CTA (Consulenti Turistici Associati) sul tema “Turismo e qualità della vita. Territorio e Comunità. presso il Centro Vacanze Pugnochiuso.

Vieste, 29 giugno 2005

(…) Due anni fa, precisamente il 18 ottobre del 2003 in questa stessa sala, nel corso di un’iniziativa di studio sui sistemi turistici locali e sulla qualità totale dell’offerta, organizzata dal Comune di Vieste, il prof. Alberto Camandona, docente in Management dell’Azienda Alberghiera” alla Luiss Management di Roma ci invitò calorosamente a far nostri due slogan particolarmente accattivanti che recitavano: Pensa globale e agisci locale e Put the people first, letteralmente “metti la persona al primo posto”.
Sono questi due concetti che nella loro straordinaria laconicità tipica degli slogan riassumono brillantemente la vera posta in gioco in ballo nello sviluppo di economie e modelli di organizzazione e offerta legati al turismo. Discutere di turismo e qualità della vita –come stiamo argomentando- nonché di integrazione fra territorio e comunità non è questione che può più esimersi da un approccio mentale del tipo pensa globale e agisci locale.
Il che significa che le politiche di sviluppo, i modelli economico-sociali da perseguire, la tutela degli equilibri dell’ambiente, il trattamento dei rifiuti e quant’altro concerne la qualità della vita sono questioni non più, o meglio non solamente, confinabili alla potestà amministrativa del singolo Municipio, ma richiedono sempre più un’armonizzazione di orientamenti e determinazioni su scala sempre più interconnessa.
Viviamo in un mondo dove sempre più si verifica la concatenazione degli effetti di singoli comportamenti con il tutto: chi inquina in Boemia rischia di danneggiare i boschi della Baviera o del Gran Sasso (ricordate le piogge acide verificatesi in Austria, Germania e Svizzera?); gli scarichi dei grandi fiumi del nord Italia hanno sempre tenuto in allerta i litorali di tantissime località adriatiche.
Da questi emblematici esempi si evince che politiche condivise ed integrate in materia di turismo e qualità della vita devono necessariamente rapportarsi non più ad ambiti locali bensì ad ambiti allargati (qualcuno realisticamente già azzarda a dire “internazionalizzati”); rappresentano –come dicono gli anglofili – un must, un dovere irreversibile.
Con tale premessa non si vuol asserire che non entrano più in ballo le scelte individuali o le determinazioni di un singolo assessore, o di una singola municipalità o della singola categoria degli associati operatori turistici. Tuttaltro.. Rappresentano –per usare una metafora- il la ad un esecuzione orchestrale che è chiamata ad armonizzarsi sempre più con la presenza di altri musicisti e di altri strumenti.
Introducendo l’elemento “sistemi turistici locali” come modello di offerta turistica integrata il legislatore altro non ha fatto che riconoscere l’esigenza di una programmazione del settore orchestrata che in futuro comporterà una sempre più evidente interazione fra politiche locali e comprensoriali, e che dunque si attuerà in chiave di pensa globale agisci locale.
Che senso ha –sottolineava con enfasi veemente in quell’occasione il Presidente di Federparchi Matteo Fusilli presente anche allora tra gli illustri relatori- concepire una delimitazione dell’area Parco che su un margine di una strada veda sorgere un albergo a cinque stelle con tutti i comforts e sull’altro margine una porcilaia? Se turismo e qualità della vita rappresentano ormai un binomio inscindibile, può concepirsi che in un ambito a comprovata vocazione turistica due comuni a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro operino, il primo, un’accorta politica di salvaguardia territoriale ed il secondo il ricorso alla programmazione di contratti d’area con insediamenti produttivi non proprio inclini alla salvaguardia del territorio medesimo?
Ecco dunque la sfida che ci impone il binomio turismo e qualità della vita: scelte responsabili, condivise e armonizzate, altrimenti non se ne esce. Ed è la sfida che ci viene posta con la previsione dei sistemi turistici locali
Pensa globale agisci locale è anche un invito rivolto agli operatori del settore, a quanti hanno investito per qualificare la propria struttura e migliorarne all’interno la qualità dell’ offerta, ad abbandonare la logica dell’orticello, della cecità oltre il proprio naso.
Invocare ad ogni piè sospinto la destagionalizzazione non può più risolversi in un mero sofisma che esalti ciò che si è fatto in proprio e ciò che altri continuano o continuerebbero a non fare. Destagionalizzare è riconoscersi attori di una realtà che va ben al di là della elegante reception di ogni struttura ricettiva. Destagionalizzare è un modello di sviluppo dell’offerta turistica che richiede la consapevolezza che ciò che si offre al mercato è Vieste ed il Gargano con le sue bellezze naturali, i suoi boschi, le sue insenature, le sue acque cristalline. Diceva il prof. Camandona  -con una peculiare locuzione- che la destagionalizzazione è rivolta a chi vuole vedere di primavera ciò che ha visto solo in estate o all’alba ciò che ha visto solo al tramonto, di notte ciò che ha visto solo di giorno. Chi viene da noi ci sceglie preliminarmente per un valore aggiunto dato dal territorio. E’ il territorio la golden share del nostro turismo e la qualità della vita che ad esso si lega non può prescindere da detta constatazione.
Se ben si intende ciò si capisce esattamente come sia enorme la responsabilità di noi tutti e degli operatori. Non possiamo più delegare ad altri la portata di scelte esistenziali per il turismo e la qualità della vita ad esso legata, non possiamo pensare che la destagionalizzazione sia processo che dipende dalla sola politica o dai soli operatori, o dai soli commercianti. Per fare un’esempio la destagionalizzazione può dipendere ed avviarsi anche per effetto di leggi che vengono da lontano. Un incentivo ad allungare la stagione turistica deriverebbe se, ad esempio, si mutuassero per nostra utilità aspetti di una legge che il primo ministro britannico Tony Blair (l’allora Primo Ministro ndr) sta facendo introdurre in Gran Bretagna per decongestionare le autostrade. Tale legge –pensate- contempla il pedaggio autostradale a tempo e stagionalità diversificate, vale a dire che chi parte in maggio paga meno che in luglio; chi parte di notte paga meno che di giorno, chi parte di martedì paga meno di sabato. Perché non adottare qualcosa di simile da noi?
L’invocazione di uno scalo aeroportuale –che indubbiamente migliora la qualità della vita-  non è istanza da demandare alla sola politica o alle sole categorie produttive. Richiede invece un azione congiunta nella quale ognuno deve rendersi protagonista ed armonizzarsi con gli altri.
L’altra massima del prof. Camandona recitava –come dicevo- put the people first, metti la persona prima, al primo posto, davanti a tutto.
Ebbene anche questa frase ha il carisma di un comandamento letto sulle tavole della legge da Mosè al ritorno dal Monte Sinai. Intendiamoci “mettere la persona al primo posto” non significa mettere al primo posto e ad ogni costo i suoi bisogni nell’accezione più egoistica dei termini. Abbiamo tutti la necessità di spostarci in macchina, ma il sindaco di Londra Ken Livingstone asserisce che ogni città turistica (e Londra come dicono i dati è la più grande city turistica del mondo) deve necessariamente regolamentarne la pretesa, pena un severo peggioramento degli standard di vita qualitativi per cittadini e turisti.
Put the people first è dunque un invito da intendersi nell’accezione di una cultura dell’ospitalità che medita l’offerta turistica in chiave di libertà intesa come responsabilità, non come riconoscimento del libertinaggio dei comportamenti e delle pretese. E tanto vale, sia per chi opera nell’industria delle vacanze come operatore/imprenditore, sia per il turista fruitore
Put the people first riferito ai nostri vacanzieri significa assicurare loro un soggiorno adeguato agli standard della vacanza moderna, non far mancare loro nulla in termini di un tempo della propria vita trascorso all’insegna del ritemprarsi lo spirito dalle fatiche. Ma significa anche salvaguardare gli spazi fruibili, non assoggettarli a comportamenti lesivi ed autolesionistici per l’ospite stesso.
Una città turistica o un contesto turistico che non adotta politiche ecologically correct e, laddove non si usa monitorare la qualità della propria aria, del proprio mare, il trattamento dei propri polmoni verdi, non si vigila sulla salvaguardia delle proprie coste, si acconsente una cementificazione indiscriminata, si usano detersivi e scarichi abusivi, non si facilita l’accesso ai diversamente abili, è un luogo dove non vige il put the people first, bensì è imperante  il put the people last il metti la persona all’ultimo posto.
Una comunità che in un territorio a vocazione turistica non anela a standard di vita qualitativamente accettabili e non richiede, a chi opera scelte imprenditoriali, a chi la rappresenta a tutti i livelli, al senso civico di ognuno –cittadino o vacanziere che sia-, scelte univoche in tal senso, è votata a concepirsi sempre più kamikaze del proprio futuro.