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Consiglio regionale approva OdG, no fermo a nucleare

Approvazione alla unanimità dell’ordine del giorno sul nucleare (in Aula solo i consiglieri di maggioranza), al termine di una seduta consiliare breve ma infuocata che ha visto la protesta delle opposizioni. I consiglieri di centrodestra infatti hanno abbandonato l’Aula e convocato subito una conferenza stampa, quando il vice presidente del consiglio regionale Luciano Mineo, dopo la presentazione della mozione da parte del capogruppo del Pd Antonio Maniglio ("voglio ribadire il no fermo e determinato a qualunque ipotesi di una centrale nucleare in Puglia perchè la Puglia ha già dato sia in termini di produzione energetica sia in termini di salute dei cittadini"), ha dato la parola al presidente della giunta Nichi Vendola anzichè al capogruppo di Forza Italia/Pdl Rocco Palese già iscritto a parlare ("prima il dibattito in Aula – ha ribadito il consigliere Nino Marmo – e poi l’intervento del presidente"). "Mi scuso con le opposizioni – ha detto Vendola – non è mia intenzione sottrarmi al dibattito, ma sono costretto a farlo perchè devo raggiungere Roma". Quindi il presidente della Giunta ha ribadito che "già nel Pear del 2006, la Puglia aveva fatto le sue scelte in materia energetica (fonti rinnovabili e alternative), rendendo di fatto impraticabile la strada del nucleare". Per Vendola la Puglia "è zona off limits perchè è una regione che ha già dato e che ora anzi vorrebbe ricevere, perchè produce l’88% di energia del paese Italia, perchè ha già pagato in termini di salute dei cittadini e di spesa sanitaria, perchè parlare di nucleare significa parlare di vita e di morte di un territorio". "Un no non ideologico al nucleare" per il presidente che ha voluto anche ricordare "agli smemorati del centrodestra" quando "abbiamo detto NO al rigassificatore di Taranto e Brindisi e quando abbiamo detto SI ai due gasdotti in Puglia. Voglio anche ricordare la grande quantità di acqua che occorre per il raffreddamento di una centrale nucleare. Occorrerebbe più della metà di acqua che serve per approvvigionare la Puglia. Bene, noi non abbiamo questa grande quantità di acqua". Insomma il voto del consiglio all’ordine del giorno contro il nueclare "ci serve per mandare a dire al governo nazionale che noi, su questo, non siamo affatto disponibili. Io, con tutte le altre regioni, non starò fermo. La lotta contro il nucleare non la faremo con il galateo ma ricorrendo a tutti gli strumenti istituzionali possibili. Questa avventura qui non si farà. Noi ci metteremo di traverso". Preoccupazione anche in termini di sicurezza, perchè "gli incidenti hanno sempre accompagnato tutta la storia del nucleare". Vendola poi ha continuato a ribadire che questo "no consapevole e maturo" significa "dire si alle energie compatibili con la democrazia e i territori, dire si alle energie dolci, alla ricerca e all’innovazione". Proprio in tempo di federalismo "il ddl sviluppo toglie al presidente della regione quel potere che si chiama potere d’intesa e che mi permetterebbe di rappresentare e di parlare a nome di 4 milioni e 200mila abitanti. Avremmo voluto invece – ha concluso Vendola – che Berlusconi non ci avesse tolto i finanziamenti per la sperimentazione sugli idrogeni verdi". Nel corso della presentazione dell’ordine del giorno, Maniglio ha ricordato la posizione dell’allora presidente della giunta regionale Raffaele Fitto che attraverso un ordine del giorno approvato dal consiglio regionale "dava la solidarietà alla regione Basilicata (Scanzano Ionico) e invitava il governo nazionale a restituire la materia alla conferenza stato regioni". "Noi – ha concluso il presidente del gruppo regionale del Pd – ci muoviamo, con coerenza, sul solco di quella decisione". Nel corso del dibattito, Pietro Mita ha definito "atteggiamento errato e irresponsabile" quello del centrodestra e ha sottolineato le due questioni legate ai costi e ai tempi del nucelare. "Imbarcarsi i nquesta avventura è un fatto negativo perchè non ci sono certezze nè sui tempi nè sui luoghi e neanche sui costi". Per Mita il no al nucleare deve essere un no in tutta Italia e non solo per la Puglia. "Sconcertato e deluso per l’abbandono dell’aula da parte del centrodestra" anche il consigliere Paolo Costantino. "Dopo 22 anni dal referendum sul nucleare il responso è ormai storicizzato – ha detto il consigliere del Pd – ma il governo nazionale avrebbe dovuto attendere la conclusione dell’iter parlamentare prima di accordarsi con la Francia sul nucleare. Le centrali di terza generazione che verrebbero installate producono una ingente quantità di scorie. Non esistono metodi per stoccarle ed hanno un periodo lunghissimo di radioattività. L’unica strada possibile è quella tracciata dal Pear con le fonti rinnovabili". Infine per l’assessore dei Verdi, Mimmo Lomelo "con il Pear siamo rimasti coerenti con il movimento antinucleare degli anni 83/84 e se oggi andassimo a votare vinceremmo nuovamente il referendum". Lomelo ha poi richiamato un sondaggio nazionale svoltosi sabato scorso dal quale "è emerso che il 49 per cento dice no al nucleare, il 43 per cento è favorevole e tra questi solo il 12 per cento si ritiene un nuclearista convinto".