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Il Pd presenta il conto a Vendola

«Se c’è questione morale si va a votare. Conferma degli assessori nella nuova giunta».

 

Nel Partito democratico si stringe il cerchio attorno al segretario regionale Michele Emiliano, «reo» di aver condotto senza consultarsi con altri la partita inagurata da Nichi Vendola con l’azzeramento della giunta. E schierando i propri «colonnelli» di peso, il fronte dei dalemiani alleati coi lettiani nella candidatura di Bersani alla segreteria nazionale, mette i paletti sul rapporto che s’instaura da oggi col governatore dopo il suo «azzardo» a sparigliare le carte mandando tutti a casa.

Primo: sarà una delegazione, composta dal segretario Emiliano e dal capogruppo Maniglio (e non il segretario in totale autonomia) ad incontrare Vendola per concertare la composizione del gruppo di assessori democratici della nuova giunta.
Secondo: visto che nel «fango» della questione morale – indicata da Vendola come una delle cause che lo hanno indotto alla scelta – ci sono finiti tutti gli assessori, anche quelli non sfiorati dalla fuga di notizie, andranno tutti confermati.
Terzo: Vendola faccia pure il suo allargamento ad altre forze, ma se come pare non va in porto si scordi di occupare le posizioni del Pd con altri esterni.
Quarto: se c’è la questione morale, si va tutti a casa e si va al voto; se non c’è, ed è solo politica, va discussa con la maggioranza e il Pd saprà fare la sua parte al limite ampliando la sua presenza nel governo.

Il malumore tra i maggiorenti del partito è palpabile. Sandro Frisullo, il vicepresidente della giunta toccato dalle notizie sull’inchiesta ma non indagato, denuncia l’isolamento in cui è stato lasciato dal governatore e rilancia: non solo era già pronto a dimettersi, ma a questo punto non vuole essere coinvolto nella nuova giunta nemmeno se ci fossero ripensamenti. Quindi le bordate lanciate dai «colonnelli» di D’Alema e Letta, Nicola Latorre e Francesco Boccia. Freschi del gelo con cui il presidente della Fondazione Italianieuropei ha congedato Vendola nell’incontro romano, rinnovandogli sostegno ma respingendo l’automaticità della sua ricandidatura alle regionali 2010, il senatore Pd non solo ha ricordato che il progetto politico di apertura a Idv e Udc è sì da «riproporre magari su basi più allargate», ma va posto «agli elettori per le prossime elezioni regionali», ma ha anche sgomberato il campo da giustificazioni «epurative» nella scelta di Vendola: «Non esiste una questione morale in Puglia.

Ci sono dei casi giudiziari sui quali la magistratura sta facendo un lavoro straordinario che io credo debba andare avanti per fare piena luce su quello che sta accadendo e sulla base delle conclusioni di questo lavoro è doveroso trarre le dovute conseguenze anche sul piano politico ». Il deputato lettiano, invece, è andato giù ancora più pesante: «Vendola può permettersi tante cose tranne l’utilizzo della clava della questione morale contro il Pd. Se l’azzeramento è correlato alla questione morale, allora il primo a risponderne – dice – dev’essere lui in quanto capo della coalizione e principale decisore delle scelte politiche più contestate, dalle nomine nelle Asl alle aziende controllate. Si va a a votare. Viceversa, se non c’è questione morale si scusi con tutto il Pd e gli assessori non indagati che ha messo alla gogna davanti all’opinione pubblica nazionale ed eviti di trasformare vicende di narcisismo patologico individuali in crisi politiche». Idv e Udc gli voltano le spalle, il Pd gli presenta il conto nel «rimpasto» di governo. Vendola, da ieri, è più solo.

BEPI MARTELLOTTA