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TRABUCCHI: PASSATO GLORIOSO, PRESENTE ROSEO, FUTURO NERO

Crolla un altro gigante. Le mareggiate invernali piegano i pali rimasti ancora in piedi, segnandone la sua fine. Crolla uno dei trabucchi di Peschici, crolla il trabucco della punta di Calalunga, di Don Michele, primo committente, forse il tanto famoso missionario che portò il trabucco in Gargano, chissà se dall’Abruzzo, o dall’Africa. Crolla, come se avesse voluto seguire il suo “trabucchista”, “Ustinë Chianë-chianë”, scomparso un anno fa. Crolla, il trabucco restaurato da mio nonno nel 1954. Crolla, mentre Vieste e la sua Associazione permettono che si costruiscano trabucchi in posti dove non ne esistevano e mentre Peschici resta il paese del trabucco-ristorante, tanto odiato dai “trabbucland” (pseudonimo usato a Vieste).

Il trabucco, passato glorioso, presente roseo, futuro nero. Con l’ultima generazione di costruttori, e con pochi apprendisti (per fortuna uno tra quelli è chi scrive). All’ombra delle torri, antiche postazioni di difesa con cui condividono il destino, e le spalle ai pini, come se non avessero voluto assistere alla fine che hanno fatto nel 2007.

È stato per molti il primo trabucco a essere edificato, il terzo, invece, dopo quelli dello Scalandrone e di Sfinale, a scomparire. Tutti, e anche dove non ve ne sono mai stati edificati, sostituiti da piccole piattaforme in legno, dove molti, senza alcun diritto, calano le proprie reti a sbarramento, determinando una sempre minor quantità di pesce nelle rete dei veri trabucchisti.

È quindi la collettività a determinare la morte dei giganti del Gargano: le istituzioni, le associazioni, le sonnacchiose genti del promontorio, reagiscano, facciano in modo che il Gargano non perda le tradizioni e i simboli che hanno fatto grande la bellissima riviera bagnata dal meraviglioso Adriatico.

Domenico Ottaviano
puntodistella.it