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Oasi Lago Salso: recuperato un esemplare ferito di Falco pellegrino proveniente dalla lontana Siberi

 

Durante i censimenti ornitologici svolti dal Centro Studi Naturalistici ONLUS nell’ambito del LIFE plus “Conservazione dell’avifauna prioritaria” e nella gestione dell’Osservatorio Naturalistico del Parco Nazionale del Gargano alcuni ricercatori hanno avuto la spiacevole esperienza di ritrovare un rarissimo Falco pellegrino siberiano (Falco peregrinus calidus), ferito ad un ala, probabilmente impattato con i fili elettrici o telefonici che circondano le zone umide di Manfredonia.

L’ornitologo Matteo Caldarella, autore del difficile recupero, ci spiega che il Falco pellegrino è un giovane esemplare maschio nato nel 2009, tiene a precisare quanto sia spiacevole ritrovare un falco cosi raro ferito in Capitanata in quanto questi esemplari della sottospecie “calidus” provengono dall’Artico (ove era diretto durante la sua migrazione verso nord) ed è triste che dopo viaggi cosi lunghi e difficili, questi esemplari, rischiano di trovare la morte in Puglia.

L’esemplare dopo il recupero e le cure specialistiche veterinarie è attualmente ospite nelle voliere di acclimatamento realizzate grazie ad un altro progetto LIFE “Rapaci del Gargano” presso l’Oasi Lago Salso di Manfredonia.

Il presidente del Centro Studi Naturalistici ONLUS, Vincenzo Rizzi, afferma quanto, proprio durante questi momenti di emergenza, sia importante avere esperti che monitorano costantemente il territorio e strutture pronte ad accogliere gli esemplari in difficoltà. Questa è la migliore risposta a chi costantemente attacca l’ambiente e la natura, come è successo recentemente con l’incendio del capanno ornitologico realizzato all’interno dell’Oasi Lago Salso da anonimi terroristi ambientali.

In attesa dell’eventuale completo recupero al volo, si sta tentando, anche con contatti internazionali, circa la possibilità di dotare l’esemplare di una trasmittente gps che aumenterebbe le conoscenze su queste specie che effettuano estese migrazioni, si tratterebbe, peraltro, della prima volta su un esemplare della rara sottospecie “calidus”.