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UDC/ A rischio la poltrona di segretario provinciale?

Angelo Cera ritiene che Di Giuseppe abbia sbilanciato il partito sull’”esterno” De Leonardis.

 

C’è aria di bagarre tra l’onorevole Angelo Cera e il segretario provinciale dell’Udc Franco Di Giuseppe. Si aprono scenari di rimescolamento negli assetti della segreteria provinciale. Se sono vere le indiscrezioni che circolano in ambienti romani e sammarchesi, il parlamentare non deve aver preso sportivamente l’elezione dell’uscente Giannicola De Leonardis maturata e perpetuata ai danni del suo pupillo Costanzo Di Iorio. La questione è una: il figlio di Donato De Leonardis sarà pure l’emblema di un marchio di fabbrica, sarà forse il continuum della tradizione morotea, ma non ha il vessillo del vero udiccino, fanno sapere fonti vicine ad Angelo Cera. Il suo è un patto una candidatura espressione di un gruppo federato all’Udc, che nulla avrebbe a che fare con lo scudo
crociato e con l’autenticità e i valori veri del partito di Pierferdinando Casini, che sul territorio può essere controllato soltanto dal suo livello apicale e cioè dal deputato Cera. De Leonardis spiegano i bene informati non è un vero Udc, ma è ancora un membro Udeur un uomo avvezzo a “stare con i piedi in due scarpe’ come sembra abbia detto Cera in più di un’occasione, un politico che ha continuato ad essere parte integrante della commissione bilancio della Giunta Vendola. Cosa si contesta a Di Giuseppe? La scelta e la compilazione della lista. Secondo più di un centrista, amico di Cera, l’avrebbe “fatta sporca”. “A Foggia De Leonardis non aveva nessun competitor serio, nessun uddiccino vero. Mai avrebbe dovuto essere il capolista. Chi c’era a Foggia a concorrere per l’Udc? Florio era un outsider, Guerrera un ex assessore con pochi collegamenti. Il partito per volere
di Di Giuseppe ha accolto la candidatura di De Leonardis come la sintesi dello scudo crociato”. Una
cosa inaudita, secondo più di un centrista legato alla proposta del medico Di Iorio. La riconferma di De Leonardis è stato un regalo di Di Giuseppe, reo di non aver traghettato in Regione un centrista doc, con la democrazia cristiana nel cuore.

L’Attacco