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Dopo Elezioni/ PD grandi manovre per tentare l’unità

Minervini apre a Blasi, ma Emiliano scalpita.

 

Tira aria di revisionismo nel Pd, dopo la «mezza vittoria» alle Regionali in Puglia. E se da Roma l’ex premier Romano Prodi si rifà vivo per bocciare la linea Bersani e chiedere una gestione più collegiale (affidata i venti segretari regionali) del partito, anche a Bari si ragiona su come uscire dall’infinita fase costituente di un partito che non riesce ancora a trovare una linea.
Nei giorni scorsi il segretario regionale Sergio Biasi ha lanciato la sfida sulla collegialità: proviamo a ridiscutere tuffo, cominciando da quegli assetti organizzativi che ci siamo dati con il manuale Cencelli. Nuova segreteria, dunque, a cominciare dalla casella del responsabile organizzativo sinora occupata da Michele Mazzarano, e nuova «contaminazione» (dopo quella tra Margherita e Ds) tra le correnti. Sfida subito raccolta dalla «minoranza», che aveva provato a sfidare i dalemiani candidando Guglielmo Minervini alla segreteria. Un possibile ricompattamento, dopo un anno di guerriglia fratricida tra correnti. Correnti tra le quali si inserisce, però, l’onda anomala di Michele Emiliano, il sindaco di Bari «relegato» nel ruolo di presidente ma pronto a riprendere in mano le redini del partito e a rinverdire quella leadership che lo aveva visto decidere, d’intesa col presidente della Regione Nichi Vendola, le sorti del centrosinistra pugliese, dalla composizione delle liste Pd alle politiche a quella della giunta regionale nata dopo il rimpasto del 5luglio per la bufera giudiziaria. Il banco di prova di come andranno le cose, questa volta, è vicino: i nuovi equilibri politici segnati dalla vittoria di Vendola e il nuovo governo da formare, entro fine mese, si manifesteranno. E il Pd, che per due mesi aveva provato a disarcionare il presidente uscente stringendo un’intesa con l’Udc (linea sonoramente sconfessata dalle urne pugliesi), questa volta avrà meno diritto di parola nei confronti del governatore, forte di quel 15,2% (tra Sinistra Ecologia e Liberta e Puglia per Vendola) che è assai vicino al 20% dei Democratici. Emiliano, la cui giunta comunale pure potrebbe essere investita dalle scelte di Nichi (dalla probabile nomina di Decaro al possibile «recupero» del seggio in consiglio regionale del vicesindaco Pisicchio), sarà anche questa volta interlocutore delle scelte del governatore, ma probabilmente, anche lui, non «privilegiato» come lo fu nel rimpasto dello scorso anno.
«La sequenza di decisioni da prendere, dalla composizione della giunta Vendola al rapporto politico che il Pd intende instaurare col governo, saranno la prova – conferma Minervini – che dimostrerà se il Pd intende seguire un nuovo percorso o se invece agli annunci delle buone intenzioni non seguiranno i fatti». Insomma, tocca a Biasi scoprire le carte e fare la prima mossa al tavolo per dimostrare che la collegialità non è solo un annuncio. Un percorso, questo, nel quale si inserisce la sua probabile rinuncia al posto di assessore. Solleticato dall’idea, Biasi è stato subito stoppato da un bel pezzo del partito, contrario a dover smentire quanto deciso pochi mesi orsono conia sua nomina a segretario, mentre a Emiliano non dispiacerebbe affatto l’ipotesi. Infine, il nodo alleanze. C’è quella saltata con l’Udc (ma si parla ancora di trattative per un posto nella nuova giunta Vendola) e quella andata in porto con l’Idv, che però continua a fare pressing per ottenere l’assessorato alla Sanità sparando alzo zero sulla gestione sinora attuata e sugli esponenti Pd coinvolti nella sanitopoli. In realtà non tutti i dipietristi -che oggi riuniranno l’esecutivo regionale – sarebbero però pronti a rinunciare a un posto pur di ottenere la Salute.