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«HO MESSO LE MANI SULLA CORONA D’ORO DI SANTA MARIA DI MERINO»

 

Il racconto di Alessio Di Legge, il giovane orafo viestano che ha restaurato la corona d’oro della Madonna

Nei prossimo giorni, come tradizione, si susseguiranno gli eventi più importanti per quanto riguarda i riti (religiosi e civili) legati alla festa di Santa Maria di Merino.
Ma alcune attività preparatorie per il simulacro della Madonna di Merino, o meglio per la preziosa corona, hanno avuto luogo già da qualche mese.
Dopo il restauro della statua, svolto fra il novembre 2008 ed il marzo 2009 a Bari, si è risistemato quell’accessorio d’oro in maniera più compiuta. Per provvedere a tale opera è stato interessato un orafo locale, Alessio Di Legge, con bottega artigiana in via Giovanni XXIII.
 

In questi giorni l’abbiamo contattato per farci spiegare il tipo di lavoro che ha eseguito e le sensazioni provate nel mettere le mani su un così prezioso oggetto per la devozione popolare.
Come è successo che ti sei ritrovato fra le mani la corna di Santa Maria di Merino?
«Tutto è iniziato un giorno di gennaio scorso — ci racconta l’artigiano — mentre ero a lavoro nella mia bottega. Sono stato contattato da un sacerdote per visionare le corone in oro e argento della nostra Patrona. Per effettuare questa ricognizione mi sono recato in Cattedrale ed ho avuto modo di effettuare una prima analisi. Si è stabilito di intervenire prima sulla corona in oro, visto che è quella più soggetta a sollecitazioni durante la processione ed il pellegrinaggio del 9 maggio».

Come l’hai trovata?
«Ho riscontrato che la parte esterna della corona presentava vari danni. La sfera tra la corona e la croce non era in asse con i due elementi, ma piegata. All’interno della corona, il ponte era piegato e decentrato rispetto al perno presente sulla testa della Madonna».
Come è stato il restauro?
«Il 18 febbraio 2010, un giovedì, giorno della settimana in cui le attività commerciali sono chiuse al pubblico, i sacerdoti responsabili della Madonna mi hanno portato la corona in oro per provvedere alle riparazioni. Ho avuto a disposizione solo mezza giornata e sono rimasto chiuso nel mio laboratorio con persone di fiducia che garantivano un’ulteriore sicurezza. Così ho iniziato il mio lavoro».
Come si è sviluppato il tuo intervento?
«Prima ho effettuato lo smontaggio della corona in tutti i suoi componenti: le pietre che sorreggono il ponte interno, i fermi interni che sorreggono la sfera e la croce che vediamo dall’esterno. Poi c’è stato l’intervento ed il ripristino del cilindro esterno che sorregge la sfera e che fa andare in asse la croce, seguito da rimodellatura, cesellatura e sbalzo. Successivamente ho risagomato il ponte interno alla corona centrandolo con le rispettive «chiamate». A seguire ho provveduto alla sgrassatura ad ultrasuoni e lucidatura con paste appropriate per l’oro giallo di tutta la corona. Infine ho fatto il montaggio rispettando le stesse procedure dell’inizio. Stanco ma soddisfatto, ho consegnato ai responsabili religiosi la corona nel tempo previsto e senza nessuna difficoltà».

E poi?
«Nei giorni a seguire abbiamo fatto indossare la corona alla Madonna per verificare che tutto andasse al punto giusto».
Cosa hai provato nell’eseguire questo lavoro così particolare?
«Per me, giovane orafo, è stato un momento di orgoglio il lavoro affidatomi dai parroci ed una gioia avere «tra le mani» un importante oggetto sacro della Madonna. Oltre all’aspetto religioso ho potuto lavorare su un oggetto ricco di traforo, intarsi, sbalzi e con diverse pietre preziose tra cui un brillante, degli smeraldi, rubini, acqua marine, zaffiri e rose di francia, tutte di importante qualità e caratura».
Perché si sono rivolti, questa volta, ad un artigiano viestano?
«Ad aprile 2009 ho realizzato una microscultura in oro giallo 18 carati raffigurante la Madonna di Merino. Forse la novità e l’esclusività dell’opera, abbinata ad un ciondolo ha riscosso molto interesse da parte dei cittadini e la cosa sarà venutà a conoscenza dei sacerdoti viestani».