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Peschici il rogo e il dramma del Signore G:

Quella che state per leggere è la testimonianza di un uomo, felice fino a tre anni fa, di un lavoratore, da sempre come egli stesso sostiene, di un piccolo imprenditore, che protagonista, suo malgrado, del pauroso incendio avvenuto a Peschici nell’estate del 2007, oggi rischia il tracollo, economico e morale, per colpa di una burocrazia ottusa e lenta.

 

Quando circostanze negative come una calamità naturale tanto imprevista quanto negativa – nel mio caso il tragico incendio del 24 luglio 2007 che ha colpito il mio paese, Peschici, – improvvidamente, con la complicità fortuita quanto si voglia ma sempre “dolosa” di qualche mano… distratta, si abbattono sull’uomo facendolo sprofondare sul fondo di un baratro non inserito in preventivo, quell’uomo può arrivare anche a calpestare la propria dignità (ed è proprio ciò che sto per fare io).
Quando un padre di famiglia -nel mio caso di tre figli avuti da una meravigliosa compagna che mi è rimasta al fianco senza battere ciglio, – viene messo nelle condizioni di non poter più mantenere il proprio nucleo costituito nel tempo con fatica, abnegazione, voglia di progettare e creare e migliorarsi, quel padre di famiglia può anche decidere di farla finita.
Quando lo stesso uomo padre di famiglia sceglie invece la strada della lotta, pur tra mille sofferenze e insofferenze, e si butta a capofitto nella battaglia intenzionato a sopravvivere, mettendo in campo ogni sua residua energia, è in quel momento che scopre il muro di gomma – a volte di pietra – con cui ha a che fare (ed è quanto ho scoperto e sto scoprendo giorno dopo giorno, mese dopo mese, io, Giovanni Tavaglione, 50 anni, lavoratore dalla nascita e creatore di un mondo inventato di sana pianta nel settore turistico del Gargano che ora sta per crollargli addosso.
Non per suoi demeriti o poca lungimiranza imprenditoriale, ma per una serie di circostanze avverse che si sono scatenate contro di lui dopo il fatidico 24 luglio 2007. Tenterò di espone quanto più sinteticamente possibile.
1) . Il 1995 prendo in affitto in località “Difesa di Manacore”, a un paio di chilometni da Peschici sulla SP 52 (litoranea per Vieste) un piccolo uliveto (96 piante) su cui insistono due vecchissime costruzioni in muratura fatiscenti e abbandonate al degrado per il mancato utilizzo del proprietario interessato solo alla raccolta delle olive e alla conseguente produzione di olio.
Intervengo con impiego di capitali non indifferente su entrambe le strutture trasformandole letteralmente, l’una in abitazione privata, l’altra in discobar, un ritrovo per giovani, il “Grecale”, aprendolo stagionalmente da aprile a settembre, ma non disdegnando aperture fuori stagione legate a particolari occasioni festive (leggi Natale, Carnevale e via elencando), che negli anni diventa gradualmente un autentico “centro culturale della musica”, richiamando giovani e meno giovani dall’intera Capitanata e attirando su di sé l’invidia vendicativa di altri imprenditori del settore (ma questa è un’altra storia).
. 2). Di supporto alla “piccola” impresa, ovviamente oltre agli indispensabili macchinari (frigoriferi, congelatori, gruppi elettrogeni, l’intero sistema per tenerli in funzione.. .) e accessori essenziali (un magazzino che fino alla notte prima della data maledetta conteneva centinaia di migliaia di euro di alimenti, le cucine, gli impianti stereo e video, i supporti discografici, gli arredamenti, le scenografie, 200 metri quadri di tettoie debitamente in legno per il rispetto dell’ambiente…), la cui lista completa, compresa l’intera fatturazione è depositata agli atti della Prefettura di Foggia.
3). Migliorie e necessaria manutenzione sono state costanti, continuate, immancabili e puntuali, e tutto a suon di euro naturalmente…
4) L’attività va a gonfie vele tanto da diventare il punto di riferimento preciso di un’intera popolazione di giovani che portavano via con sé, finita la vacanza, non il nome di una spiaggia o di un albergo o di un camping, ma il nome “Grecale”, al punto da permettermi l’acquisto, in solido con la mia compagna, di uno stabile quasi storico (valore attualmente stimato: dai 440 ai 600mila euro) bisognoso di improcrastinabili interventi nel cuore di Peschici Vecchia piazza del Popolo, 3), con la ferma intenzione di riportarlo agli antichi splendori, versando al proprietario il 50% del prezzo pronta cassa e l’altro 50% con denaro di un mutuo acceso presso la locale BancApulia (oggi assimilata da un gruppo veneto).
5). E arriviamo al 24 luglio 2007. Nel giro di poche ore è andato tutto in fumo. Il primo istinto è stato di mettere in salvo quanto più possibile, ma sono riuscito a farlo solo per la mia famiglia.
Ed è già tanto. Se non fossi fuggito, a detta dei vigili del fuoco del Nucleo di Belluno, ci avremmo lasciato tutti la pelle. Il mio lavoro, le mie fatiche, l’impegno di tanti anni per rendere più accogliente il mio territorio e far vivere serena e senza preoccupazioni la mia famiglia, compresi 66 alberi di ulivo non miei ma che avevo “adottato” come figli della natura, svaniti in quella fiammata che ha bruciato 3mila ettari di aleppete.
6) Qui comincia la mia odissea, in particolare con la data del 31 agosto successivo e la rata da versare alla banca per l’estinzione del mutuo rimasta insoluta. E con quella, le seguenti, del 2008, 2009, 2010. coinvolgendo gioco forza nella delicata situazione i miei parenti più stretti e ogni bene di loro proprietà (e ciò mi rammarica e addolora quasi più di tutto il resto). Nel contempo faccio richiesta di risarcimento danni alla Prefettura di Foggia, come stabilito e indicato.
Le risposte sono tutte negative: impossibile avviare una pratica di risarcimento danni per “assenza di accatastamento” delle due costruzioni che ho preso in fitto. Ciò coinvolge direttamente il proprietario. E tutti i beni (macchinari, alimentari, strutture, ecc.) da me acquistati e finiti nel rogo? Non vengono considerati!
Ma come sempre accade, al danno si aggiunge la beffa; la banca, non soddisfatta nelle sue ragioni, fa mettere all’asta dal Tribunale di Lucera l’immobile – dato in garanzia – di Piazza del Popolo in cui mi sono trasferito dal giorno della tragedia.
La parte di mia proprietà il 30 settembre (n. Procedura: R.G.E. 120/2007 – 30/09).
Quella di mia moglie il 15 ottobre (n. Procedura: R.G.E. 117/2007 15/10). Anche qui da noi, come a Napoli, si dice: “cornuto e mazziato”.
Che faccio: mi sparo… o che?

Giovanni Tavaglione
Peschici- p.zza del Popolo, 3
Quotidiano di Foggia