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Vieste/ La gente vuole giustizia

La malavita del Gargano alza decisamente il livello di sfida allo Stato che da qualche mese ha intensificato la propria presenza ed efficacia sul territorio. In particolar modo Vieste, la capitale delle vacanze della Montagna del Sole, sembra ripiombata nell’oblio di un paio di anni fa, tempi cupi in cui racket e rapine tenevano sotto scacco l’intera popolazione, in particolar modo il tessuto economico.

 Nelle ultime settimane una lunga scia di azioni criminali hanno segnato la quotidianità viestana. L’ultima si è verificata lunedì in pieno giorno quando un ordigno ha fatto saltare in aria l’auto di un maresciallo dei Carabinieri in servizio da poco più di un anno presso il nucleo investigativo della caserma viestana. Il boato ha scosso l’intero rione Pantanello e creato panico in via San Nicola a meno di 400 metri dalla caserma dei carabinieri. L’auto fatta saltare in aria al maresciallo segue almeno un’altra trentina di episodi: l’ultimo l’incendio di un capannone-deposito in località “Cerasa”, poco distante dal centro abitato di Vieste, una struttura di proprietà del gestore di una nota sala giochi viestana, nella quale erano depositati macchinari ed attrezzature varie per l’attività svolta dall’uomo. Solo qualche giorno prima era stata presa di mira l’abitazione estiva di un noto penalista foggiano, semidistrutta da un ordigno rudimentale; e ancora ad allarmare l’opinione pubblica una rapina in pieno centro ai danni di un noto gioielliere, oltre a furti, lettere di minacce, estorsioni, rapine ad alberghi. Per gli inquirenti non vi sarebbero dubbi: la malavita organizzata vuol far capire allo Stato che essa continua a presidiare il territorio. Segnali che arriverebbero in particolar modo dal latitante viestano Angelo Notarangelo, ritenuto dagli investigatori un nome di primo piano della criminalità organizzata della Capitanata. Nella sua fedina penale si leggono precedenti per reati contro il patrimonio (ricettazione ed estorsione),
detenzione e porto abusivo di armi da fuoco. Egli è noto anche per la contiguità al clan Libergolis. Il nome di Notarangelo compare in due distinte ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite rispettivamente della Sezione anticrimine dei carabinieri di Ancona e della compagnia dei carabinieri di Vico del Gargano nell’ambito delle inchieste ribattezzate sul traffico e lo spaccio di. sostanze stupefacenti. Proprio per la cattura dei super latitanti della mala del Gargano da qualche mese sul territorio sono giunti unità investigative speciali volute dal Ministro Roberto Maroni e dal comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza che pubblica. Mossa che, unita ad una lunga serie e scoperta di traffici illeciti, ha messo in affanno gli affari della malavita. Qualcuno ipotizza anche che dietro l’attentato al carabiniere ci sia una precisa strategia già applicata in altre zone d’Italia, ossia rendere obiettivi sensibile l’investigatore in modo tale che lo Stato, per metterlo al sicuro, lo sposta altrove (meccanismo che innesca un rallentamento delle altre indagini in corso). Altri obiettivi sensibili, sensibilissimi sono gli imprenditori viestani i quali, nei mesi di luglio ed agosto, sono state vittime di azioni simili. A lanciare l’allarme è Vittoria Vecera, Presidente del Consorzio Gargano Mare. “Cinque imprenditori sono stati oggetto di episodi terribili — racconta all’Attacco-. Malviventi li attendevano sotto casa o all’ingresso delle loro attività e puntando una pistola alla testa si facevano accompagnare alla cassaforte e facevano razzia di tutto il loro contenuto. In un caso, addirittura, la cassaforte è stata divelta dal muro e portata via. L’aspetto che più mi e ci rattrista è la non emersione mediatica di tali gravi gesti. In quei giorni la tensione a Vieste è stata altissima — prosegue-. . Noi imprenditori ci sentiamo costantemente sotto tiro.. Se da un punto di vista di presidio del territorio è stato fatto moltissimo, ciò che non è stato fatto abbastanza è nel campo dell’intelligence. Noi continuiamo a credere fortemente nello Stato”. A sostenere le rimostranze di Vecera sono anche altri due big dell’imprenditoria locale come Gino Notarangelo e Paolo Rosiello. “La situazione è più grave rispetto a due anni fa afferma Notarangelo – . La malavita non si accontenta più del furto dell’auto o della rapina nel supermercato, ma arriva sino ai sequestri di persona. Noi imprenditori siamo soggetti a rischio—conclude-. Sappiamo benissimo che i risultati si vedranno a lungo. termine.
Come sarà il prossimo inverno? Beh, non è che l’imprenditore può sapere dei piani dei criminali. A me interessa assicurare il posto di lavoro ai miei 130 dipendenti e per questo motivo mi sto già muovendo sul mercato dei Tour operator” . Invece, Rosiello, la prende con più filosofia. “L’unico modo per stanare questi fenomeni che stanno danneggiando Vieste da diversi anni è creare economia — evidenzia- . Non è solo la criminalità il fattore principale di tale situazioni, ma anche il degrado del tessuto socio economico. Non ci sono altre alternative: bisogna individuare le caratteristiche di chi delinque. Gli atti verificatisi in queste settimane sono gravissimi

Matteo Palumbo
l’Attacco