Menu Chiudi

Liste d’attesa ko. Allarme nelle Asl

Ci sarà nei prossimi giorni il «briefmg» tra l’assessore alla Salute Tommaso Fiore e i direttori generali delle Asl, alle prese con l’immediata esecuzione della delibera – approvata nella giunta di martedì – che rinvia al 2011 tutte le prenotazioni di visite non urgenti e assegna priorità massima alle patologie oncologiche, cardiovascolari, materno – infantile e geriatrica con tempi di attesa stringati (da 15 a 60 giorni).  La norma ha, infatti, fatto saltare sulla sedia tutti gli uffici delle Asl e delle aziende ospedaliere alle prese, in questi giorni, con il «sovraffollamento» di prenotazioni da parte dei pazienti che vengono dirottati dalle cliniche private, per le quali è scattato lo stop ai rimborsi per le prestazioni che superano il budget assegnato. Dalla Regione minimizzano, ricordando che si tratta semplicemente di dare seguito alle linee guida sul potenziamento dei Cup, approvate in Puglia sulla scorta delle norme nazionali, e di «ritarare» il sistema informatico che gestisce le prenotazioni. Ma un fatto è certo: il tempo è poco, anzi pochissimo per ridisegnare la tela delle attese e partorire la nuova «graduatoria» dei pazienti, molti dei quali si ritroveranno slittati di qualche mese per far posto alle «urgenze».
A soffiare sul fuoco, poi, ci si mette il centrodestra. Il capogruppo Pdl Rocco Palese sottolinea che questo tipo di operazioni, in Toscana, sono state fatte dopo 6 mesi di sperimentazione e che ora, in Puglia, ci sarà solo l’«uragano», ovvero «un caos totale che si abbatte sui medici, sui pazienti, su strutture ospedaliere e sanitariee già disastrate». Intanto, spiega, la norma è anticostituzionale perché «limita la libera scelta degli ammalati» e poi «ci chiediamo cosa accade per quegli incolpevoli pazienti che hanno già delle prenotazioni per esami da eseguire entro dicembre 2010: saranno chiamati tutti dai Cup e rimandati dai medici che dovranno stabilire l’urgenza o meno?». Soprattutto, rimarca il senatore Pd Luigi D’Ambrosio Lettieri, «le urgenze sono prioritarie per legge» e la delibera-«mostro giuridico» taglierà fuori lista esami diagnostici che «possono salvare una vita». Oltre al danno, sottolinea Ignazio Zullo (Pdl), ci sarà la beffa di «aggravi di spesa il Servizio sanitario regionale, che si troverà ad affrontare patologie accertate in fase conclamata». E la conseguenza della delibera 1500 di giugno scorso, sottolinea il parlamentare Pdl Ugo Lisi, la Regione aveva già imposto alle Asl pugliesi di «ridistribuire in modo uniforme le risorse» da assegnare ai privati: ora strutture di eccellenze di «oculisti, dentisti, laboratori di analisi, studi radiologici, centri di terapia riabilitativa» sono costretti a tagli del personale e al rifiuto di «prestazioni salva-vita». Dalla maggioranza regna il silenzio, mentre è l’Udc a rompere gli indugi di fronte all’allarme sanitario: fatto l’ulteriore ritocco al piano di rientro sulla nomina dei manager Asl, «chiediamo che la Giunta – dice il capogruppo Salvatore Negro – limiti i processi di internalizzazione ai servizi, specie di tipo sanitario, essenziali».