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Vieste/ “Aiutate noi imprenditori a denunciare il racket”

C’è allarme sul Gargano dopo l’omicidio dei due imprenditori turistici ma soprattutto dopo che il procuratore di Bari Laudati ha definito la vicenda come un messaggio lanciato dalla mafia all’intero settore imprenditoriale della zona. L’associazione antiracket di Vieste non è convinta che si tratti di malavita organizzata e soprattutto di reati legati a pizzo ed estorsioni: «Gli operatori tra loro parlano — ha detto l’avvocato Vittoria Vescera, consigliere dell’associazione viestana che fa capo a Tano Grasso—e se i Piscopo avessero avuto problemi simili, in una maniera o nell’altra si sarebbe saputo. I viestani— ha aggiunto—nel 2008, dopo aver subito attentati e ricatti, decisero di scendere in pizza e di metterci la faccia, insieme alle istituzioni e all’associazione antiracket nazionale».
«Se una persona come Antonio Laudati ha ‘esternato tali dichiarazioni — ha detto invece il presidente foggiano di Assindustria, Giuseppe Di Carlo — evidentemente le sue parole sono frutto di un’analisi attenta. Se dovessi seguire un tragitto logico, penserei la stessa cosa. C’è però da dire che quando un imprenditore è vittima della malavita, rimane spesso solo e vive una sorta di conflitto interno sulla scelta da fare. Non c’è alternativa, bisogna denunciare, ma non ci si può neanche aspettare che l’imprenditore diventi un eroe. Bisogna fornire una certezza, quella che chi denuncia non debba ritrovarsi il giorno dopo faccia a faccia con il suo aguzzino».
E’ dimostrato che le forze di polizia, se aiutate dalle vittime, riescono a trarre in arresto i responsabili nella quasi totalità dei casi. «Più aumentala fiducia nel sistema— ha concluso Di Carlo—più è facile sconfiggere la mala delle estorsioni». Qualche giorno fa, sul Gargano, in un convegno sulla legalità col sottosegretario Alfredo Mantovano, gli imprenditori presenti erano 250. Segno che pian piano si comprende l’importanza dell’impresa turistica e della sua difesa, che non comporta alcuna alternativa, se non quella di fare quadrato e denunciare.

Piero Russo
La Repubblica