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Fratelli uccisi, eseguita l’autopsia

La risposta del Dna solo fra 60 giorni, oggi verrà decisa la data dei funerali. Si cerca di risalire al movente.

 

Tempi lunghi per l’ultimo giallo, quello dell’obitorio: a chi appartengono con certezza quei miseri resti trovati nell’auto tra Peschici e Vieste? Che siano i corpi di Giovanni e Martino Piscopo, i due fratelli viestani scomparsi la mattina del 18 novembre scorso e trovati dieci giorni dopo uccisi in un’auto nella radura della morte ai margini della Foresta Umbra, non sembrano esserci molti dubbi: ma solo l’esame del dna (serviranno almeno sessanta giorni) potrà dare il sigillo della indubitabilità alla esatta identità. Un esame cominciato ieri mattina presso l’obitorio dell’ospedale D’Avanzo e che l’equipe dei periti incaricati, guidata dal professor Vittorio Fineschi dell’università di
Foggia ha protratto fino a notte inoltrata. La risposta ai tanti quesiti posti dai magistrati del resto richiede del tempo e solo oggi se ne potrà sapere di più. Si lavora su un cranio, una gamba, un mezzo tronco di torace e un cumulo di cenere, in pratica quanto trovato in quella Alfa rubata a Lavello e ritrovata a Posta telegrafo, in agro di Peschici, diventata poi la bara dei due fratelli uccisi senza un chiaro movente. Quali i resti di Giovanni e quali quelli di Martino barbaramente trucidati in perfetto stile mafioso a dare spessore ad un gesto che deborda dal tipico agguato garganico per approdare a qualcosa di misterioso che incide sul movente ancora ignoto. Tra i quesiti chiesti dai periti l’esatta ora della morte, la possibilità che i due possano essere stati ammanettati, il numero dei colpi, quelli fatali, chi dei due il più colpito e via dicendo: Secondo una prima ricostruzione, quella fatta ad un primo esame sommario sul luogo del delitto, non fu difficile immaginare che i due dopo essere stati speronati e rapiti da un commando (il fratello Giuseppe che seguiva i due si accorse di un’auto sfrecciare la mattina stessa del rapi- mento) fossero stati portati a Posta telegrafo e trucidati magari non prima di un interrogatorio da parte dei killer. Sette i colpi di pistola e fucile a pallettoni esplosi dai sicari (quanti?), ma l’autopsia dovrà confermare ed eventualmente fornire altri elementi utili alle indagini. Solo oggi ad esame concluso sarà stabilita la data dei funerali dei due fratelli viestani. Dall’esame necroscopico gli investigatori sperano vengano anche altre indicazioni per orientare le indagini che viaggiano dalla vendetta di un clanan malavitoso, ad un progetto ben più ampio di mafia che puntava a qualcosa di più grosso che vedeva i due fratelli come ostacolo.