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Vieste – C’era una volta in un giardino…

Riceviamo e pubblichiamo

 

Questo racconto potrebbe cominciare proprio come comincia una favola qualsiasi, se non fosse una realtà, un po’ amara, di quanto si è consumato il 31 gennaio di questo nuovo anno.

Dunque, c’era tanto tempo fa  in un vecchio giardino adiacente la via Cristoforo Colombo un albero dalle foglie strane e dai frutti strani. Non ho mai capito che albero fosse, però era li chissà da quanto tempo. Un giorno questo alberò seccò e al posto suo ci fu solo un vuoto che metteva un po’ di tristezza. Da ragazzi, con il consenso del compianto Don Matteo Mancini,decidemmo di mettere a dimora tante piante da fiori. Il giardino divenne più bello, ma si avvertiva ancora un grande  vuoto. Poi il tempo passò e un giorno decidemmo di mettere a dimora una pianticella di pino che , abbandonata per caso da alcuni operai durante un rimboschimento, fu per noi il simbolo di una nuova vita, dopo che erano terminati i radicali restauri della vetusta chiesa di santa Maria di Costantinopoli, adiacente l’ex convento dei PP. Cappuccini , attuale sede della Parrocchia del SS. Sacramento. Era l’ormai lontano 1985.
Col tempo il pino è cresciuto al punto da diventare un albero troppo rigoglioso, tanto… da coprire gran parte della parete delle case che circondano il luogo (vedi foto). Era necessario che venisse sfoltito per non creare difficoltà ed era anche in programma questo intervento…che venne solo rimandato in attesa di trovare una persona  esperta che sapesse dare forma  alla chioma senza danneggiarla .
Ora non sappiamo chi e non sappiamo il perché, ma di quell’albero simile a un  colosso, che  dava riparo a tanti uccelli e che forniva ossigeno oltre ad abbellire il luogo, qualcuno ha decretato la morte  e lo ha abbattuto completamente.
Ho sentito dire che non era più possibile vedere il mare dalle case circostanti. Forse che non era più logico abbassare semplicemente la chioma? Ho sentito anche dire che l’apparato radicale rischiava di danneggiare le abitazioni e la stessa chiesa ( posta a circa tre metri di dislivello). Ma chi ha dato  l’ autorizzazione al taglio ( qualora ci sia stata) ha considerato  che il sistema radicale del pino è più facile che si estenda in larghezza che  in profondità e che quel pino, altro e maestoso, non aveva assolutamente scalfito neanche quella piccola parete in muratura che lo conteneva? Inoltre,  prima di intervenire, sarà stata eseguita una verifica di possibile pericolosità da parte di esperti,oppure tutto è stato basato solo da presupposti e un po’ da menefreghismo?
Ora passeri e tortore che per tanti anni avevano trovato quiete su quell’albero, nonostante il traffico continuo di quella strada, dovranno cercarsi un’ altra casa …e forse anche la pia vecchietta, che si soffermava davanti alla statua dell’Immacolata posta in quella piccola oasi, non troverà più la sua pace interiore perché  troppe cose stanno cambiando.

Bartolo Baldi