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Scuola – Regione/ “Incostituzionale la norma che impone l’accorpamento”

La giunta Vendola contesta l’obbligo di creare istituti comprensivi con materne, elementari e medie perché in contrasto con i poteri attribuiti alle Regioni.

 

La Regione Puglia ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la manovra finanziaria varata dal governo nel luglio scorso nella parte relativa all’organizzazione scolastica. La norma che la giunta Vendola considera illegittima è l’art. 19, commi quarto e quinto del decreto legge 6 luglio 2011 n.98, convertito in legge n.111/2011. In particolare, l’obbligo di aggregare scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di primo grado in istituti comprensivi, sopprimendo le istituzioni scolastiche autonome e fissa in mille alunni (500 per le piccole isole, i comuni montani e minoranze linguistiche) la soglia minima perché si possa riconoscere alle nuove istituzioni il livello di autonomia. Secondo l’esecutivo pugliese è incostituzionale anche la norma che vieta di assegnare dirigenti scolastici a tempo indeterminato nelle  istituzioni scolastiche autonome con meno di 500 alunni. In questo modo – secondo la giunta Vendola – le Regioni vengono private del proprio ruolo nell’organizzazione delle scuole violando le attribuzioni regionali previste dall’articolo 117 della Costituzione.

A rappresentare la Regione davanti alla Consulta sarà l’avvocato Nicola Colaianni, capo dell’Avvocatura regionale. Nel ricorso si spiega che la decorrenza delle disposizioni per l’anno scolastico che sta per cominciare, non permette alle Regioni di avere il tempo per adeguare e modificare la propria offerta formativa al nuovo sistema e vanifica la programmazione annuale della rete scolastica regionale per il 2011-2012 che la Regione Puglia ha già deliberato nel dicembre del 2010. .