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Carpino/ una mostra nel caffè della “Legge”

I ricordi delle comparse del film di Dassin. Esposizione permanente del bar dove fu girato nel 1958. Da Mastroianni a Lollobrigida, tante stelle nel cast.

 

 È possibile cambiare gli uomini, prima di cambiare il volto di un paese? Questo si chiedeva Jules Dassin nel suo film in coproduzione italo-francese, girato a Carpino, il più piccolo dei paesi del Gargano, nel 1958. E di questo enigma si dovette innamorare quando decise di trasferirsi tra il lago di Varano e la foresta Umbra, per girarne le scene. Scoprì infatti che nel paese si divertivano con «un gioco molto istruttivo che chiamano La Legge» e da questo si lasciò presto sedurre. Uno dei suoi attori afferma non a caso: «Bisogna seguirlo attentamente per capirne il significato. Si fa la conta per vedere chi deve fare il padrone del gioco. E poi si sceglie il sottopadrone. Insieme sceglieranno chi invitare a bere. E indicheranno chi non potrà farlo. Il padrone ha tutti i diritti. Può adulare, umiliare. Persino dire la verità. Niente è escluso. E gli altri? Gli altri incassano». Insomma, la passatella, nella quale, come si sa i toni, anche crudeli, possono arrivare fino a quelli di un regolamento di conti. Fino ai coltelli.

Per continuare a chiedersi oggi, cosa sia cambiato e cosa sia rimasto, non solo di quelle immagini in bianco e nero del centro storico di un paese, ma soprattutto delle regole di quel gioco basato sul bere, si inaugura invece stasera una mostra in omaggio alla memoria di Dassin, nel centenario della sua nascita. Un poster di foto mosaicato e diciannove stampe su tela, tratte dai fotogrammi del film insieme a trentatrè scatti realizzati domenica scorsa, durante qualche giro a carte dello stesso gioco che continua a praticarsi, mezzo secolo dopo, saranno esposte dalle 19 di domenica 18 dicembre in modo permanente nei locali del bar de Bergolis, o cantina di remeticchia (come era conosciuta al tempo delle riprese). «Per confrontare la legge di prima con quella di dopo», spiega Michela Mezzanotte giovane architetto carpinese che «un po’ per caso, un po’ per passione», ha curato questa esposizione. «Prima questo gioco era una trasposizione dalla realtà al gioco di piccole prevaricazioni sociali e umane, quasi con fine catartico. Era uno specchio delle frustrazioni o delle sopraffazioni di ciascuno sull’altro». Vi si prendeva parte sottoponendosi a tutti i rischi del caso e spesso si giungeva alle risse o alle aggressioni. «Ora la Legge è diventata un passatempo. Anche se con la birra (che prima era considerata un lusso), e non più con il vino, e seppure arrivando fino a quindici giri di bevute, rimane solo un divertimento, a cui sono ammesse ormai anche le donne».

L’idea nacque chiacchierandone con Giuseppe Di Lella, proprietario del bar de Bergolis, l’unico dei locali ripresi nel film rimasto identico, nella destinazione oltre che negli arredi. L’intera scenografia della piazza si ripropone oggi però integralmente identica a quella delle nitide immagini del film: case addossate l’una sull’altra e un reticolato intricato di piccoli vicoli intervallati da scalinate, con i caratteristici balconi a ballatoio. Così era descritta nelle pagine del libro La loi scritto da Roger Vailland, pubblicato dall’editore Parenti di Milano e vincitore del prestigioso premio Goncourt nel 1957. E fu da questo romanzo neorealista (ma francese) che Dassin trasse il suo film, per la quale scritturò un cast d’eccezione: Pierre Brasseur, Marcello Mastroianni, Yves Montand, Melina Mercouri, Vittorio Caprioli, Gianrico Tedeschi, Paolo Stoppa e Gina Lollobrigida. È lei, la domestica Marietta, a ribellarsi alle leggi dei signorotti locali usando le loro stesse armi per poter sposare l’uomo che ama. È il suo canto che introduce al film e che illumina lo scenario della piazza del Popolo in bianco e nero, dall’architettura tipicamente mediterranea.

A ricordarne tutta la bellezza, c’è zio Carlo Sacco, uno degli uomini che compaiono in giacca e cravatta nelle scene dell’osteria, accanto a Mastroianni, e pure al cantore Antonio Maccarone. Il Carpino Folk Festival è impegnato, non a caso, da anni alla ricerca delle comparse, molte delle quali emigrate in Australia. L’omaggio a Dassin è proseguito lunedì mattina (alle 19 in Australia) in collaborazione con la comunità dei pugliesi di Melbourne e in collegamento con una trasmissione speciale dedicata alla memoria del regista statunitense, in onda su Radio Rete Italia. Sono previste telefonate e contributi di critici, registi e attori e anche uno spazio di teatro radiofonico dove l’attrice Valeria Ferrario interpreterà stralci dell’autobiografia di Melina Mercouri, compagna greca di Dassin che abbandonate i set fui anche ministra della Cultura del suo paese, e che coinvolse anche il suo Jules nel progetto del recupero dei marmi del Partenone dal British Museum

Alessandra Benvenuto