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Cassa forense troppo cara, parta da Foggia la protesta

Avvocati senza reddito incatenati dinanzi ai Palazzi di Giustizia per protestare contro l’imposizione degli iniqui contributi previdenziali obbligatori da parte della Cassa Forense.

 

Oltre 1500 euro l’anno: questo il costo imposto dalla Cassa Forense a quegli avvocati ( circa 80.000) che si devono ancora  iscrivere  e per chi non raggiunge 10.300 euro all’anno. La notizia è di quelle che  fanno sprofondare il morale alle migliaia di legali a rischio ‘estinzione’, poiché non percepenti reddito dalla loro professione.

E’, purtroppo, quindi entrato nel vivo, dopo l’approvazione di venerdì scorso, da parte dell’ente previdenziale degli avvocati, il nuovo regolamento, ex articolo 21 della riforma forense, in attesa dell’approvazione dei ministeri vigilanti.

Venerdì scorso la Cassa ha approvato il regolamento relativo agli importi minimi previsti sul contributo previdenziale. Il bonus, che  era stato invocato da più parti dopo che l’ultima riforma – con lo scopo di sfoltire l’albo – aveva imposto l’iscrizione alla Cassa a tutti coloro che intendono esercitare, non è purtroppo arrivato.

La norma aveva il dichiarato scopo di far cancellare dall’albo chi considerava la professione un parcheggio pur facendo altro nella vita. Secondo i dati della CNF, la nuova previsione normativa avrebbe indotto alla cancellazione ben 6 mila avvocati.

Per i 50mila avvocati che la legge forense obbliga all’iscrizione alla Cassa, l’ingresso nel mondo della previdenza costerà oltre 1.500 euro l’anno. Solo pagando la suddetta cifra all’anno sarà garantita la permanenza ai 30mila legali ora a rischio cancellazione, perché non raggiungono il reddito dei 10.300 euro l’anno.

Nel regolamento, che al più presto sarà inviato al ministero, è dunque previsto per i 50mila avvocati un pagamento della metà del contributo minimo, pari a circa 1500 euro, per i primi 8 anni di iscrizione. Per i 30mila, a rischio cancellazione, la cifra è la stessa e il beneficio è riconosciuto sempre per un massimo di 8 anni, da cui vanno però sottratti quelli già trascorsi dal giorno dell’iscrizione. Per tutti, il versamento della metà del contributo minimo fa maturare solo 6 mesi di contribuzione.

Infuria la protesta tra tutti quegli avvocati, soprattutto più giovani ( di solito entro i 45 anni di età) che percepiscono un reddito ridicolo se non pari a zero: per loro, difatti, sorge spontanea la domanda: dove potranno reperire le risorse economiche necessarie per poter adempiere agli obblighi contributivi imposti dalla Cassa?

In quanto avvocato 43enne di Foggia non posso evitare di porre alcune imbarazzanti domande ai vertici di Cassa forense:
1) Chi non percepisce reddito alcuno dovrà rivolgersi agli usurai per poter onorare il proprio debito verso la Cassa Forense?
2) E’ giusto che un giovane avvocato, dopo tanti sacrifici per ottenere l’abilitazione, debba poi sopportare l’onta di doversi cancellare dall’albo per mancanza di reddito da poter destinare anche al pagamento degli oneri contributivi?

E proprio per protestare contro questo iniquo provvedimento che chiamo a raccolta quegli oltre 50.000 avvocati italiani che, fino ad adesso, non hanno avuto la possibilità economica di iscriversi alla Cassa Forense, proponendo loro di incatenarsi tutti insieme dinanzi ai Palazzi di Giustizia sparsi nel territorio italiano, allo scopo di contestare il regolamento appena approvato e, nel contempo, far conoscere le proprie ragioni all’opinione pubblica.
Affinché questa ingiustizia non passi sotto silenzio.

avv. Eugenio Gargiulo