Menu Chiudi

REGNO DELLE DUE SICILIE: L’INGHILTERRA E IL RISORGIMENTO ITALIANO. 3ª Parte

È necessario innanzitutto precisare che il "risorgimento" italiano, nei riguardi del Regno delle Due Sicilie, è stato ed è un grande falso storico oltre che un grandissimo crimine.  Il cosiddetto "risorgimento"
fu una martellante propaganda di guerra e rappresenta il classico
esempio che la storia viene sempre scritta dal vincitore. Esso non è
stato in realtà che un capitolo della storia dell’imperialismo inglese.
La mistica risorgimentale ci ha abituato a considerare Cavour come un
grande statista, un genio della politica. In realtà la maggior parte
delle sue decisioni non furono altro che esecuzioni dei "suggerimenti"
che venivano orchestrati da Londra. La politica imperiale inglese si è
sempre basata su due fattori cardini: il mantenimento di una grande
potenza navale _(the excellent power of sea) _e l’alimentazione di
disordini all’interno degli altri Stati, che venivano così distolti
dalla politica estera. L’Inghilterra, per quanto riguarda in particolare
il Mediterraneo, perseguì una sua complessa strategia politica che si
sviluppò attraverso varie fasi. Iniziò con l’impossessamento di
Gibilterra e, nel 1800, di Malta, che apparteneva alle Due Sicilie,
approfittando dei disordini causati dalle guerre di Napoleone. Poi,
intorno al 1850, in previsione dell’apertura del canale di Suez, per
essa divenne vitale possedere il dominio dei Mediterraneo per potersi
collegare facilmente con le sue colonie. Per questo i suoi obiettivi
principali furono l’eliminazione della Russia dal Mediterraneo, contro
la quale scatenò la vittoriosa guerra di Crimea nel 1853, e il
ridimensionamento dell’influenza politica della Francia nel
Mediterraneo. Il fattore determinante che spinse l’Inghilterra a dare
inizio alle modifiche dell’assetto politico della penisola italiana
furono gli accordi commerciali tra le Due Sicilie e l’Impero Russo, che
aveva iniziato a far navigare la sua flotta nel Mediterraneo, avendo
come base di appoggio i porti delle Due Sicilie. La Francia, a sua
volta, voleva rafforzare la sua influenza sulla penisola italiana, sia
con un suo protettorato sullo Stato Pontificio, sia con un suo progetto
di mettere un principe francese nelle Due Sicilie. Per raggiungere
questi obiettivi le due potenze si servirono del piccolo Stato savoiardo
che, non avendo risorse economiche e militari per fare le sue guerre,
dovette vendere alla Francia Nizza e la Savoia, ed era in procinto di
vendere anche la Sardegna se non fosse stato fermato dall’Inghilterra
che temeva un più forte dominio della Francia nel bacino mediterraneo.
In Piemonte, infatti, il sistema sociale ed economico era ben povera
cosa. Vi erano solo alcune Casse di risparmio e le istituzioni più
attive erano i Monti di Pietà. Insomma esistevano solo delle piccole
banche e banchieri privati, generalmente d’origine straniera, che
assicuravano il cambio delle monete al ridotto mercato piemontese. In
Lombardia non c’era alcuna banca di emissione e le attività commerciali
riuscivano ad andare avanti solo perché operava la banca austriaca. E
tutto questo già da solo dovrebbe rendere evidente che prima
dell’invasione del Sud, al nord non potevano esserci vere industrie, nè
vi poteva essere un grande commercio, nè i suoi abitanti erano ricchi ed
evoluti, come afferma la storiografia ufficiale. Per il Piemonte,
dunque, il problema più urgente era quello di evitare il collasso
economico, dato il suo disastroso bilancio, e l’unico modo per venirne
fuori era quello offertogli da Inghilterra e Francia che gli
promettevano il loro appoggio per l’annessione dei prosperi e ricchi
territori delle Due Sicilie e degli altri piccoli Stati della penisola
italiana. Il mezzo con cui l’Inghilterra diede esecuzione a questo
disegno fu innanzitutto la propaganda delle idee sul nazionalismo dei
popoli e critiche sul "dispotismo oppressivo" dei governi di Austria,
Russia e Due Sicilie. A proposito di "_Nazione_", bisogna dire che si
tratta di un concetto in termini giuridico-politici elaborato a partire
dalla Rivoluzione Francese e sviluppatosi soprattutto nell’800. Questo
concetto è stato un’autentica invenzione di un’ideologia molto
coinvolgente ed emotiva che è servita, e serve ancora, per tenere
insieme le parti e gli interessi di uno Stato. In tal modo si
preparavano psicologicamente le masse a "giustificare" le sommosse
popolari poi artatamente sollevate da sovversivi prezzolati, i quali
istigavano anche ingenui idealisti, suggestionati da idee libertarie.
Quando poi questi moti scoppiavano, si predicava il principio del "_non
intervento_", spacciandole per "_faccende interne_" di uno Stato. Quelli
che furono chiamati "_moti liberali_" venivano fatti scoppiare
continuamente ad opera delle sette massoniche, che raggiungevano così
numerosi scopi: la dimostrazione concreta che i governi erano oppressivi
e che il popolo "_spontaneamente_" si ribellava al dispotismo. Inoltre,
queste sommosse, facendo scatenare la necessaria reazione di quei
governi, aggravavano e rendevano verosimili le menzogne propagandate.
Per quanto riguarda le Due Sicilie i moti più gravi furono quelli del
1820 e del 1848, a cui vanno aggiunti gli episodi degli attentati del 17
dicembre 1856 (_scoppio deposito polveri a Napoli con 17 morti_) e del 4
gennaio 1857 (_nel porto di Napoli saltò in aria la fregata Carlo III
con 38 morti_), quello del 25_ _giugno 1857 con lo sbarco di Pisacane e
poi le rivolte di Palermo precedenti lo sbarco dì Garibaldi. La regia di
queste azioni era del Mazzini collegato direttamente con Londra, il cui
governo aveva affidato anche al Cavour l’incarico di far scoppiare
sommosse in tutti gli altri Stati italiani, con l’evidente scopo di
legittimare l’intervento del Piemonte per sedare i "_disordini_". Molti
furono i disordini causati, tra l’altro, coll’invio di carabinieri in
borghese. Nel frattempo, in preparazione allo sbarco del Garibaldi,
erano stati formati nelle Due Sicilie alcuni centri sovversivi, che
assoldavano molti delinquenti per le sommosse e corrompevano alte
personalità duosiciliane per agevolare l’avanzata del pirata.

A cura
di:

Michele Lopriore

Ass. Sentimento Meridiano