Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere negli interrogatori di convalida svoltisi nel carcere di Foggia, i 4 viestani fermati lo scorso 7 agosto dai carabinieri del reparto operativo di Foggia su decreti di fermo spiccati dalla Direzione distrettuale antimafia. Sono accusati a vario titolo di traffico di cocaina e marijuana aggravato dalla mafiosità; spaccio di droga; detenzione e porto illegale di armi da guerra; violazione della sorveglianza speciale. Il gip foggiano ha convalidato i fermi e si è dichiarato incompetente vista la contestazione dell’aggravante della mafiosità: atti alla magistratura barese, con la Dda che chiederà quindi al gip del capoluogo regionale remissione della seconda ordinanza cautelare confermativa di quella del collega foggiano. Marco Raduano, 34 anni, il più noto dei 4 arrestati essendo ritenuto al vertice di uno dei clan in guerra a Vieste; il nipote Liberantonio Azzarone di 28 anni; Luigi Troiano di 55 anni e il figlio Gianluigi di 25 anni, hanno scelto la linea del silenzio davanti al giudice: sono difesi dagli avvocati Francesco Santangelo, Rosario Marino, Cristian Caruso e Michele Laforgia. Ieri mattina in una conferenza stampa al comando provinciale di Foggia, i comandanti del reparto operativo del capoluogo – che hanno condotto le indagini con i colleghi della compagnia di Manfredonia e della tenenza di Vieste – hanno parlato di fermi emessi dalla Dda al termine di «una complessa attività di indagine sulla criminalità organizzata garganica. “A Vieste, hanno ricordato gli investigatori – è in atto una sanguinosa faida che ha provocati diversi omicidi e tentativi di omicidio da parte di due gruppi contrapposti per accaparrarsi la leadership dei trafficanti di droga, molto redditizio soprattutto d’estate”. L’indagine è incentrata sulla figura di Marco Raduano «ex luogotenente di Angelo Notarangelo assassinato nel gennaio 2015; era Raduano» hanno aggiunto i carabinieri «al vertice del clan di trafficanti che trattava ingenti quantitativi di cocaina, marijuana e hashish destinate alle piazze di spaccio viestane e dei vicini comuni garganici». Di questa associazione «con ruolo di organizzatore e promotore faceva parte anche il nipote di Raduano, Liberantonio Azzarone, vero e proprio braccio destro dello zio di cui faceva le veci quando Raduano era in carcere, sempre però rispettando e facendo rispettare le regolare lasciate in consegna dal capo. I Troiano, padre e figlio, sono fedelissimi di Raduano, che avevano il delicato compito di stoccare e custodire ingenti quantitativi di droga, talvolta usando abitazioni estive di ignari proprietari, di cui avevano le chiavi svolgendo le mansioni di guardiani». Grazie a quanto emerso dalle indagini – hanno proseguito gli investigatori – sono stati sequestrati il 30 marzo 2018, «circa 850 grammi di cocaina nascosta in un barattolo di conserve alimentari, interrato in un fondo in località “Palude Mezzane”; e prim’ancora, il 15 ottobre 2017. oltre 152 chili di marijuana nascosti nell’abitazione di un ignaro turista in località “Molinella”». Quanto all’aggravante della mafiosità, la Dda contesta ai 4 presunti trafficanti di droga «perché gli indagati ricorrevano a minacce e violenze nei confronti di spacciatori che senza rivolgersi al gruppo Raduano, si approvvigionavano della droga da altri canali». Un altro «capitolo» dell’indagine di Arma e Dda riguarda il maxisequestro di armi e droga eseguito lo scorso 3 maggio, quando a Vieste fu arrestato in flagranza Giovanni Surano, giovane del posto «e pure vicino al gruppo Raduano: Surano per conto dell’associazione» hanno detto i carabinieri «custodiva un mitra Kalashnikov con silenziatore; 1 fucile a pompa; 5 pistole e numerose munizioni; 20 chili di marijuana; 7 chili di hashish; 1 chilo di cocaina». Raduano e Azzarone sono accusati di detenzione di armi e droga in concorso con Surano: al solo Raduano infine si contesta di aver violato la sorveglianza speciale «per essersi recato più volte fuori Vieste nonostante avesse l’obbligo di soggiorno. In occasione del blitz» hanno concluso i carabinieri «sequestrata un’auto “Audi Q3” in uso a Raduano, usata per trasportare gli stupefacenti del gruppo».
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