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VIESTE/ VIAGGI NEGLI ANNI DAL 1943 AL 2013. LE CHIESE RESTAURATE, GLI SPAZI ANNESSI, I PARROCI – (29) –

Il 30 marzo del 1980, giorno delle Palme, terminati i lavori di restauro, la nostra CHIESA CATTEDRALE riapre le sue porte. L’omelia che l’arcivescovo Valentino Vailati rivolge alla folla di fedeli accorsi alla celebrazione, comincia con queste parole: “Nella cornice liturgica della domenica delle Palme, viene riaperto al culto questo vetusto tempio, aggiungendo così, da parte della diocesi di Vieste, un’altra pagina, lieta ed esaltante, alla sua storia, già tanto ricca di fede e di fedeltà, ancorata alle tradizioni del passato, ma anche aperta ai segni dei nuovi tempi”. E termina con un auspicio: “…Voglio, pertanto, a nome vostro, offrire alla Madonna la Cattedrale restaurata, come filiale omaggio della comune devozione, in attesa che il Santo Padre Giovanni Paolo II si degni conferirle la dignità di Basilica…”.

Nel libro La cattedrale di Vieste, edito dal Circolo di Cultura Niccolò Cimaglia, la storia di questo nostro monumento medievale e del restauro eseguito nei ricordati anni 76-80, è raccontata dall’indimenticato sacerdote don Mario Dell’Erba, arciprete del tempo e poi anche vicario vescovile, con mano di storico-cronista e di religioso. Egli riferisce che fu il canonico don Francesco Iannoli a prendere “l’iniziativa di smantellare tutti i pilastri, consenziente il capitolo, per rimettere in luce le colonne ed i magnifici capitelli, che oggi con stupore ammiriamo, anche se accusano il peso dei mille anni e mostrano le cicatrici dolorose di avventati interventi”.

Incaricata dell’intervento la Sovrintendenza ai Beni Culturali (allora detta ai Monumenti e Gallerie), questa, con lodevole celerità, eseguì i dovuti sopralluoghi ed esami. Quindi incaricò l’architetto Angelo Ambrosi, uno specialista del settore, di estendere l’indagine a tutto il complesso monumentale e redigere un progetto delle cose da fare. Fatto e approvato il progetto, i lavori vennero appaltati alla ditta specializzata Cingoli, che li eseguì a regola d’arte. Con soddisfazione di tutti, talché don Mario Dell’Erba sente il bisogno di ringraziare e lodare, insieme con i detti operatori, altre persone che hanno contribuito al realizzarsi del lavoro. Leggiamo i nomi: “Il Sovrintendente ai Beni Culturali della Puglia architetto Riccardo Mola, sempre sensibile ai problemi della nostra città… per aver seguito e supervisionato i lavori, dando sempre opportuni suggerimenti; i due esperti restauratori e decoratori Amedeo Cicchetto e Mario Lossurgiu, che hanno curato il restauro del soffitto settecentesco, opera del mecenatismo di Mons. Cimaglia. E ancora, i bravi artigiani viestani: Salvatore Palumbo, maestro muratore e stuccatore, Antonio Turillo che con spiccato gusto artistico e serietà d’impegno ha curato la tinteggiatura dell’intera chiesa, la patinatura delle colonne e dei capitelli, la pulitura e lucidatura del coro, Oronzo Pecorelli che ha installato l’impianto elettrico a luce diffusa e gli amplificatori con tutti gli accorgimenti della tecnica moderna, il falegname Antonio Cariglia che ha eseguito con garbo e precisione i portoni di rovere della facciata laterale e tutti gli infissi di legno, il maestro fabbro Aldo Coccia per tutti gli altri infissi”.

L’eccellenza del restauro è rimarcata dal fatto di essere riuscita a evidenziare le strutture originarie e salvare, insieme a quelle, le parti aggiunte nei secoli successivi, senza sostituzioni. Un risultato importantissimo. Ma quel giorno, a quest’aspetto diciamo concreto, non si pensò, immersi come ci trovammo tra l’atmosfera festosa della riapertura, la splendida visione d’insieme offerta dalla rinnovata casa di Dio e l’attenzione alla funzione religiosa.

Nuovi considerevoli interventi sul complesso basilicale vengono compiuti ad iniziativa dell’operoso parroco e vicario vescovile don Gioacchino Strizzi negli anni dal 2007 in poi. Viene rifatto il pavimento, sostituendo i mattoni esistenti, del tipo “cotto”, con lastre di pietra levigata, più consone alla sua storia e alla sua armonia strutturale; è consolidato e restaurato il campanile; restaurato il dipinto con S. Michele, uno dei tre rotondi del soffitto; installato l’impianto di riscaldamento, che entra in funzione a febbraio del 2010: è messo in opera il montascale per consentire agli inabili e agli anziani l’accesso alla chiesa. Completa questo quadro d’insieme il restauro della statua di S. Maria, deciso d’intesa con l’allora nostro vescovo Domenico D’Ambrosio, reso noto ai fedeli già da mesi prima. Restauro poi effettuato presso la Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali di Bari. 

Sono sempre attive le funzioni della parrocchia, religiose, di cultura e assistenziali. Queste ultime fatte oggetto di particolari premure specialmente da quando la crisi economica incombe sul nostro Paese. È quanto sostanzialmente fanno tutti i parroci del paese.

Le altre chiese

Oltre alla cattedrale, negli ultimi decenni del Novecento, tutte le chiese di Vieste, quale più quale meno, sono state restaurate e abbellite ad iniziativa dei rispettivi parroci, alcune anche con opere importanti. L’unica a cui non è stata posta mano è la chiesa GESÙ BUON PASTORE, ché, essendo di nuova costruzione, non ne aveva bisogno, sorta 15 anni fa, insieme con le case del rione detto della 167. Suo stimato parroco è stato don Stefano Mazzone fino al 2010, quando ha lasciato per assumere la guida di una parrocchia di Manfredonia. Gli è subentrato do Tonino Baldi.

Le altre chiese funzionanti. SANTA MARIA DI COSTANTINOPOLI, detta del convento, cuore della parrocchia SS. Sacramento, ritoccata prima da don Antonio Spalatro seguito da don Matteo Mangini, quindi da don Antonino Baldi, realizzatore, tra altri interventi, di un lavoro di notevole impegno: una nuova cappella con posti a sedere per i fedeli. Passato don Antonino nel 2010 alla chiesa di Gesù Buon Pastore gli è succeduto don Angelo Di Nunzio.

Alla chiesa S. FRANCESCO, con un lavoro lungo e paziente, fatto eseguire da don Pasquale Vescera è stata rimessa in luce e restaurata la capriata, facies originaria del soffitto, più alcuni movimenti all’interno. Vi si ammirano, tra altre cose, due degli ultimi lavori del maestro scalpellino Salvatore Palumbo: il tabernacolo e il rosone che orna la vetrata sopra la porta d’ingresso alla chiesa.

La chiesa MADONNA DELLE GRAZIE, detta anche della Libera con don Stefano Minervino, autore dei decori architettonici aggiunti all’esterno e di una pregevole rivisitazione di cose e motivi particolari all’interno della chiesa, messi in luce, restaurati dove occorreva e valorizzati. Costretto, nel 2012, a lasciare per ragioni di salute, lo ha sostituito don Antonio De Padova, per poco più di un anno. Gli si deve la sistemazione dell’area contigua alla chiesa, attrezzata per la messa all’aperto d’estate, e l’istituzione della Rappresentazione vivente della passione di Cristo, che si svolge a livello interparrocchiale, il venerdì di Pasqua.

Dalla seconda metà del 2013 ne è parroco don Celestino Iervolino.

La chiesa SAN GIUSEPPE OPERAIO, opera del benemerito sacerdote don Luigi Fasanella, anche suo primo parroco. A lui è seguito per parecchi anni don Giorgio Trotta, che fece effettuare alcuni apprezzati ritocchi architettonici, e poi l’attuale parroco, don Michele Ascoli. Nel tempo di don Michele, sulla struttura della chiesa si sono appalesati segni di cedimento. Dichiarata inagibile venne chiusa nell’attesa di reperire i fondi necessari al restauro. Sono passati dieci anni, durante i quali le funzioni religiose e parrocchiali si sono svolte nel contiguo edificio dell’oratorio. Ottenuto finalmente un finanziamento, sebbene parziale, i progettati lavori di consolidamento e architettonici, iniziati nel 2012 sono stati eseguiti con inconsueta celerità e cura, talché la chiesa, restaurata e rinnovata, è stata riaperta al culto il 29 giugno 2013.

La chiesa di S. MARIA DI MERINO, parroco negli ultimi anni don Giorgio Trotta che, oltre ad alcuni ritocchi migliorativi all’interno, ha realizzato sul terreno latistante, una eccellente sistemazione per la celebrazione della messa e l’accoglienza. Si può dire una chiesa all’aperto, con altare e simboli religiosi, e sedili di pietra in armonia con il sito per l’intrattenimento dei devoti nei giorni della festa e durante l’estate. Nel periodo natalizio viene ivi allestito il presepe vivente, molto apprezzato dai visitatori.

Alla chiesa SANTA CROCE, nella sua lunga permanenza, ha dedicato cuore e cure don Lorenzo Bua, anche arricchendola con opere d’arte sacra. Andato in pensione quattro anni fa, gli è succeduto don Giuseppe Clemente, che in un primo tempo ha eseguito degli interventi all’interno della chiese e nel mese di aprile di quest’anno 2014 ha posto mano al rifacimento dell’intonaco e del tetto.

Chiesetta rurale S. LORENZO. Sita sull’altura al termine della spiaggia omonima, menzionata negli atti dei vescovi di Vieste la prima volta nel 1677. Tradizionale luogo d’incontro di comitive festanti nel giorno dell’ottavario di S. Maria. Dopo che era rimasta chiusa e abbandonata per parecchi anni, è stata restaurata nel 1982 ad iniziativa della civica amministrazione e a cura della sovrintendenza ai beni culturali. Il piccolo locale contiguo alla chiesa, in passato fu la dimora dell’eremita-custode.

Sono chiuse al culto da alcuni decenni le chiesedi SAN GIOVANNI e SAN PIETRO. Aprono di tanto in tanto per dar luogo a incontri culturali.

A fianco dei sacerdoti parroci ha operato, e opera, don Francesco Iannoli, che è stato vicario del vescovo per parecchi anni e apprezzato sostituto di uno o l’altro dei confratelli costretti ad assentarsi.

A tutti questi sacerdoti, che oltre alle funzioni religiose svolgono apprezzate attività parrocchiali va il meritato riconoscimento dei cittadini.

Don Antonio Spalatro.

Riposano in cattedrale, dove vennero traslate nel 2012, le spoglie mortali di don Antonio Spalatro, sacerdote di eccezionale virtù, spentosi a Vieste il 17 agosto 1954. Aveva 28 anni. Nei cinque anni di sacerdozio si era conquistato l’affetto e la considerazione di tutta la cittadinanza, spendendosi, infaticabile, nell’apostolato religioso e nel sociale, tanto discreto d’apparenza quanto efficace nell’attività.

Da quattro-cinque anni i confratelli di Vieste, d’intesa con l’autorità diocesana, hanno avviato le procedure per il processo di rito che porti alla sua beatificazione. L’avverarsi è nei nostri voti.    

Ludovico Ragno

(29 – Continua)

Il Faro settimanale